Scritto da Massimo Bambara |
Martedì 21 Settembre 2010 |
Se hai di fronte a te un muro quasi invalicabile hai due strade.
Cercare di provare a incunearti tra le sottilissime crepe che il muro ha, oppure pensare di scavalcarlo.
Tertium non datur.
E' esattamente la situazione in cui si ritroverà il Milan nelle prossime 25-28 partite su 35 che rimangono da qui alla fine della stagione nel campionato nazionale.
Gli allenatori avversari hanno scelto la fase difensiva quasi a dieci (eccetto il centravanti che qualche volta rimane esentato da compiti di copertura), con linee tra i reparti molto strette, marcature a volte individuali, a volte a zona, gara studiata su misura sulle nostre lacune e sulle nostre palle perse.
Le due linee, quella difensiva e quella di centrocampo, sia a Cesena che sabato sera, erano serrate e chiuse quasi a doppia mandata e il Milan senza una condizione fisica brillante, con giocatori che saltano l'uomo e gente che si muove senza palla, è costretto ad andare a sbattere contro un muro.
Perchè allora non entrare nell'ottica di saltare il centrocampo e giocare più palloni su Ibra che aspetta solo di essere messo al centro del Milan con una continuità e con un'assistenza maggiore?
Conosco molte delle obiezioni.
Il Milan nasce ed è concepito come squadra che fa del possesso palla la sua caratteristica peculiare, che vuole giocare e non snaturarsi.
Tutto corretto.
Però io credo che saper giocare un calcio diverso a seconda delle circostanze sia un pregio, un segno di intelligenza più che un tradimento di un dogma assoluto che poi nel calcio lasciano sempre il tempo che trovano.
In sostanza io credo che per giocare queste partite contro squadre chiuse il Milan debba abbandonare il fioretto e impugnare la sciabola, meno possesso sterile, più verticalizzazioni profonde.
Abbiamo preso il giocatore perfetto per fare questo tipo di calcio alternativo che ci consenta di vincere quelle partite ostiche contro avversari che rinunciano a giocare per limitarsi esclusivamente a distruggere le nostre fonti di gioco.
Non mi sembra il caso di fare troppo i puristi del bel gioco perchè i punti persi contro le piccole alla lunga possono costare lo scudetto.
E' la storia del campionato di serie A che, piaccia o meno, si vince sfangando le partite, più con le sportellate che con i tocchi d'autore
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