“ La domenica delle Salme, il lunedì di sangue”
Scritto da Daniele Mantovani   
Mercoledì 01 Dicembre 2010

Succede anche nei grandi giornali, ho deciso notte tempo di farlo succedere anche qui alla “zanzara”.
Era tutto pronto alla spedizione la mia affezionata finestra settimanale, poi un traumatico lunedì di sangue ha stravolto l’ordine dei titoli.
Ero tentato di chiudere CASA MOURINHO per lutto, ma mi sembrava di fare come Emilio Fede che da una settimana apre il suo tg4 con la notizia della neve in pieno inverno ( clamoroso!!) e non  con una crisi politica che sta sfasciando il paese.

Barcellona cinque Real Madrid zero.
Potrebbe anche bastare come titolo e come riassunto. Dopo una notte da incubo (solidarietà al Maestro), tre cose:
1) Quando il Barca è in palla, segna subito, sente la partita come un fatto personale e politico diventa una squadra non contenibile, che prescinde dall’avversario. Forse caricato senza bisogno anche dal verbo di Mourinho, ha indovinato totalmente la partita. E partita non è stata.
2) Tatticamente il Real ha fallito, credo no per scelta, nell’attuazione di quello che di solito gli viene meglio quest’anno, un possesso palla rapido, con uomini vicini ed uso del campo in senso laterale talmente completo e preciso da portare gli avversari ad un dispendio di energie per recuperare palla, alla lunga insostenibile. Quello che era riuscito all’Inter 8 mesi fa non è riuscito, (pur con un modulo identico) al Real per la cattiva interpretazione della gara di uomini come Khedira e x Alonso, nella linea di mezzo e uomini come Ozil e Ronaldo e Di Maria nella barriera a 3 fondamentale come prima difesa quando il Barca riparte e va anticipato sistematicamente. Insostenibile poi il peso dell’attacco a carico di Benzema, indispensabile Higuain per il modulo Mou.
3) In prospettiva una batosta così può fare danni enormi. Ma anche far capire al Real che per somma di valori il Barcellona è sì più forte, ma che con applicazione e regolarità può soffiargli la Liga. La guida tecnica è la più adatta ad invertire un pronostico che, da ieri notte, sembra segnato. E per chiudere la mia zona d’ombra saluto caldamente i 14 autori di sms notturni, le 3 telefonate anonime con risata ed immagino tutti i visitatori di CASA MOURINHO  non innamorati del portoghese: a tutti consiglio attenzione e prudenza, di tutti abbiamo letto la targa ed a maggio ci risentiamo. Forza amico “Mou”, da oggi ti amo il doppio, anzi 5 volte tanto.

Privatissimo dal “lunedì di sangue”, mi regalo 2 favole, me le merito.
Una vera, l’altra un po’ finta, scegliete quale delle due è più pura.

Favola Uno / CAMPIONATO
Stiamo andando verso la definizione.
Per non andare in overdose ho visto questi 3 pezzi di calcio indogeno.
MILAN. Bellissimo, sorprendente per organizzazione e pressing. Capacità di recuperare palla e chiudere gli avversari in area decisa ed elegante. A chi lo assomiglia con l’Inter  di Mou consiglio di andarsi a rivedere un po’ di cassette, questo Milan è più spettacolare, più continuo come spinta ed ha le 2 linee di metà campo niente affatto mono tema ( lancio lungo e stop) che aveva l’ Inter. Bravo Allegri, può arrivare in fodno.
PALERMO. Ci siamo, è partita davvero stavolta la macchina di Delio Rossi, prende anche meno gol, aspetto con ansia Napoli - Palermo , se passa al San Paolo … tremate amici .. tremate.
INTER. Vista in coppa , vista col Parma, posso dire che nelle 2 vittorie c’è una vistosa componente di casualità, tanto disordine e tanta disperazione … Nient’affatto guarita, se perde a Roma e non vince la Coppa piomba nella melassa. Che la divorerà. Dicembre decisivo.

Favola Due / LA DOMENICA DELLE SALME (storia immaginaria di un uomo maschio seppellito con la sua radiolina)
Freddo fuori, forse nevica.
Domenica di fine Novembre senza luce e Diego cammina per casa, la percorre più volte passando dal giornale stropicciato sul letto alla visione distratta di una Tv che manda immagini anonime.
Anna, la compagna, riempie di rumori le stanze, pulisce nervosamente in ogni dove. Così da anni.
Diego vorrebbe provare la stessa tenerezza compiaciuta che sentiva per la mamma qualche decennio fa, quando in fondo sembrava fare le stesse cose.
Sono cambiati gli odori, ma qui la colpa non è di Anna ma del mondo che gli odori , ora , li fabbrica in serie senza sentimento.
Perché è così triste Diego allora?
Tutto in un programma, anzi due :
programma UNO (per Diego se avesse 20 anni)
ore 12.30 una partita del campionato di calcio di serie A
ore 15.00 le altre partite tutte in diretta tv
ore 20.45 posticipo serie A
programma Due (per Diego che ne ha 50 di anni)
ore 12.30 pranzo con compagna e genitori
ore 15.30 entrata nel outlet più vicino
ore 18.30 uscita dall’outlet
ore 19.30 visita di una coppia di amici che non si occupa di calcio
ore 20.45 pizza in locale rumoroso e senza tv
ore 22.40 domenica sportiva (“tieni il volume basso che non riesco a dormire …”)
Sono le 23.40 della domenica.
Diego si inventa un’improbabile pieno di benzina e finalmente vola libero nel buio della notte.
Accende la radio e viene invaso da un vecchio brano di Battisti.
A fatica tenta di rispondere alla domanda in note (come può uno scoglio arginare il mare?).
E purtroppo la mente non si controlla. Memorie.
Le domeniche pomeriggio di allora.
Niente spezzatino, né a tavola né soprattutto nella maratona del pallone.
Otto partite tutte rigorosamente insieme.
A voi Milano, a voi Torino, a voi Bologna, … primi tempi oscurati  … bomba emotiva sul parziale sconosciuto per un tempo.
Riti, angoli portafortuna, gioia incontenibile, delusione spacca.
Non c’era mamma , papà , mezze fidanzate, parenti che potessero toglierci da lì …
I visi di amici coi quali condividere o azzuffarsi, il rispetto del tuo mondo per quegli attimi.
E chi entrava nella sala passando davanti alla tv durante i gol di novantesimo minuto, chi osava pensare di cambiare canale quando alle 19.00 andava in onda il secondo tempo di una partita?
Sbuffa Diego, decide di bersi qualcosa in un bar che fa angolo con una fila di negozi, il teatro di alcune sue esibizioni domenicali.
C’è ancora qualche coppia , gli sembra di vedere qualche sorriso di lei, gli sembra di vedere tracce di vistosa noia in lui.
Ma forse li vede solo lui.
In una speciale di “fuga di mezzanotte” transitano persone che vanno tutte nella stessa direzione.
Gruppi di amici della sua infanzia , compagni di mille trasferte-laboratorio di emancipazione, amici di scuola a cui veniva ancora voglia di attaccare un biglietto nella schiena “ Inter zero Juve tre” … e sembra ancora di sentire Ciotti, Ameri urlare gol o rete e rivivere quel secondo interminabile dove sai chi la messa dentro.
Vecchia radiolina, compagna senza prezzo.
Invincibile in mano al capo branco in attesa del boato, straordinaria dentro l’orecchio di milioni di maschietti che annuivano senza ascoltare alle domande della donna al fianco.
Basta.
Diego vuol far morire la domenica per quello che è.
La resa incondizionata alle abitudini , la rinuncia a spiegare che siamo vivi anche merito di quella “radiolina”, la nostalgia feroce per quegli ometti che non rinunciavano per nulla al mondo a quegli attimo, la nostalgia romantica per quelle donne che concedevano quel territorio per amore di una felicità che loro non avrebbero mai potuto dare.
Si gira, sale in macchina e riprende la via di casa.
Muore la domenica, muore la vita a pezzi inghiottita dalla notte che taglia la domenica col lunedì.
Quella stessa notte in cui sognavamo, piccoli, un colpo di testa di Prati, un tacco di Bettega, una rovesciata di Boninsegna.
Ora, la passiamo feriti dal pensiero di aver buttato un altro giorno.
E preoccupati di fare piano per non svegliare chi, al nostro fianco, con sapienza, ha capito che la vita non è un pallone.
Colpevoli all’infinito di nascondere , sotto il cuscino, la radiolina.
Perché, almeno quella, nessuno può portarla via

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