Sddisfatti o...
Nell’ambiente rossonero la situazione è sempre più intricata: non si sa bene se essere soddisfatti per quello che la squadra sta facendo ed accontentarsi di essere andati, forse, al di là delle previsioni estive, oppure se  credere realisticamente alla possibilità di puntare alla vittoria del titolo italiano.
Alla fine credo che sia giusto metterla su questo piano: oggettivamente, nel complesso, l’Inter è più attrezzata del Milan, ma non sempre a vincere il campionato è stata la squadra più forte (citiamo, ad esempio, il Milan del 1999 oppure la Juve del 2005).
Per ora una soddisfazione ce la siamo presa: le facce dei giocatori e dei dirigenti interisti del dopo-Udinese erano quelle di chi, in un bagno di sudore, ha la sensazione di essere appena scampato un pericolo enorme.
Non si può negare che i nerazzurri abbiano vinto una gara in condizioni difficilissime, e per questo gli vanno fatti sinceri complimenti, ma ripensando alla (legittima) depressione che ci ha avvolti dopo i due derby stagionali, non possiamo che pensare alla cosa con un sorriso.
La settimana è stata di quelle esaltanti, caratterizzata da tre vittorie consecutive di cui due in trasferte delicatissime.
Vincere in tre giorni a Bari ed a Firenze non era semplice, così come non fallire la prova del nove contro la squadra sulla carta più debole (Atalanta) è stato un bel segnale.
Il trittico ha messo in evidenza un paio di cose. Innanzitutto un ulteriore passo avanti della banda Leonardo nel suo processo di costruzione: la capacità, tipica delle grandi squadre consapevoli dei propri mezzi, di vincere soffrendo.
La prestazione di Bari è stata più che positiva, forse una delle migliori giocate in trasferta, soprattutto se si pensa alle difficoltà che tutti (Cagliari escluso) hanno incontrato nell’affrontare la squadra di Ventura al San Nicola. 
Vincere a Firenze è stato complicatissimo, sia per le condizioni in cui il Milan ci è arrivato (tra la gara di domenica sera, il rientro a Milano nella notte, la partenza per Firenze il martedì e la partita del mercoledì c’è stato poco tempo per allenarsi e preparare la partita) sia per la gamba più che buona dimostrata dai viola in questo periodo (su tutte le gare con la Roma e col Bayern che, nonostante le sconfitte, hanno messo in mostra un’ottima Fiorentina).
Anche domenica con l’Atalanta il Milan ci ha impiegato parecchio per venire a capo degli avversari (che non dimentichiamo occupano il penultimo posto in classifica), risolvendo la gara più per le giocate dei singoli che per la coralità del gioco.
Tuttavia, proprio la capacità di pazientare e di soffrire prima di sferrare il colpo del ko è una delle cose più positive messe in mostra recentemente dai rossoneri.
Parliamoci chiaro, quante volte ci siamo sentiti ripetere che il Milan, a differenza delle “vere grandi” del nostro campionato, vinceva le partite solo quando giocava bene e che non era in grado di “sfangare” le partite complicate?
Quante volte ci hanno ripetuto che il Milan di Leonardo era una squadra troppo poco equilibrata, tanto bella e pericolosa quando attacca quanto vulnerabile quando viene attaccata?
A proposito di ciò, il Milan con 26 gol al passivo ha la seconda miglior difesa del campionato.
Altra cosa che vogliamo sottolineare è l’impronta “made in Italy” del nuovo Milan.
A Bari ed a Firenze la formazione titolare era composta da 8 italiani e tre brasiliani, contro l’Atalanta gli italiani in squadra erano “solo” 6.
In un periodo in cui la moda ad “internazionalizzarsi” la fa da padrone, ci piace questa tendenza a costruire una squadra basata su giocatori nostrani: esalta l’identità del gruppo e sviluppa lo spirito di appartenenza ad una maglia e ad una società che ha una sua storia, una tradizione che è utile e bello “portare in campo”, sempre!
Ed ora sotto con la Roma.
La sfida di sabato è decisiva, almeno per dissipare il dubbio con cui abbiamo aperto le nostre riflessioni.
Perché se si vince all’Olimpico non si può più solo pensare ad “arrivare tra le prime tre”. 
Staremo a vedere
Gianpiero Sabato
 
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