Dopo 15 giornate di campionato scopriamo che...
Scritto da Gianpiero Sabato   
Giovedì 09 Dicembre 2010

La differenza, in termini di punti conquistati, tra il Milan di Allegri di questa stagione e quello della stagione scorsa guidato da Leonardo è minima, 33 contro 31.
Aggiungiamo che, perchè questo Milan resti davanti alla fine del girone di andata, sarà necessario fare almeno 8 punti sui 12 disponibili (il Milan di Leo fece 9 punti tra Fiorentina, Genoa e Juventus e perse solo in casa col Palermo).
La prima considerazione che verrebbe da fare è che non ci sono grandi differenze tra i due Milan, ma in realtà così non è.

Senza voler togliere nessun tipo di merito al lavoro ed ai risultati ottenuti da Leonardo, la differenza, al di là dei semplici risvolti aritmetici, è palpabile, e solo una lettura superficiale non è in grado di rilevarla.
Il 4-2 e Fantasia leonardiano doveva molto alla fantasia ed al talento dei suoi uomini d’attacco ed alle spalle solidissime del duo Nesta-Thiago Silva.
Una squadra in grado di offrire prestazioni scintillanti per periodi limitati della stagione e dipendente molto dallo stato di forma dei singoli.
Il rovescio della medaglia era rappresentato da una mancanza assoluta di equilibrio tra i reparti (punto debole assoluto la distanza tra le linee che offriva il fianco alle ripartente avversarie), ed il calo evidente delle prestazioni della squadra al venir meno di alcuni elementi della squadra titolare (Pato e Nesta su tutti).
A giustificazione di Leo c’è il fatto di aver potuto fare affidamento su una rosa non ricca di alternative, mentre la sua colpa più grande è stata la assoluta rigidità nel riproporre sempre lo stesso modulo indipendentemente dagli uomini a disposizione (spesso utilizzando giocatori fuori ruolo).

Il Milan di Allegri offre di sé una immagine diversa.
Messa in soffitta la squadra squilibrata di inizio torneo, oggi il Milan dà una notevole sensazione di solidità e di equilibrio: oggi il Milan è una squadra vera!
La dimostrazione di ciò viene anche offerta dal fatto che pur ruotando molto gli uomini, le prestazioni della squadra non sembrano risentirne.
Meno classe e talento, più muscoli e dinamismo: la squadra di Allegri ha cambiato pelle ed ha assunto i connotati tipici di una squadra “da campionato”, a differenza dei Milan del passato maggiormente tagliati per la scena internazionale.
Oggi assisti ad una partita del Milan e non ti senti più sulle montagne russe, condizionato dall’umore di come gli uomini di classe e talento si sono svegliati quella mattina.
A vantaggio del mister livornese c’è, sicuramente, il fatto di poter disporre di una rosa più forte e più ricca rispetto a quella della passata stagione oltre al fatto di avere un fuoriclasse assoluto come Ibra (che, con tutto il rispetto, non è certo il Borriello o l’Huntelaar della situazione).
Ma a suo merito va ascritta una assoluta capacità di cercare ed applicare situazioni tattiche alternative e la capacità di “recuperare e rilanciare” tutti gli uomini della rosa (Flamini, Zambrotta, Gattuso, Seedorf etc.).
Insomma, la sensazione è che Massimiliano Allegri abbia totalmente in mano la situazione.

Qualcuno dice: la differenza in classifica tra l’anno scorso ed adesso è solo il risultato del derby!
E vi sembra poco?
L’anno scorso il Milan le partite contro l’Inter (ed aggiungiamoci quelle importanti) le perdeva prima ancora di scendere in campo.
Eravamo sconfitti già in partenza, esattamente come lo erano loro negli anni in cui a dominare eravamo noi.
Proprio il derby di quest’anno ha scacciato questo tabù: quest’anno ci sentiamo di potercela giocare contro tutti, quest’anno abbiamo atteso l’occasione del derby per “dimostrare” ai cugini che le cose sono cambiate, quest’anno ci sentiamo mentalmente fortissimi!

La mentalità vincente è frutto sia dei risultati (quelli corroborano sempre) sia del fatto che abbiamo in squadra della gente che non si sente seconda a nessuno.
La sana ”arroganza” di Ibra ha contribuito in tutti alla crescita della consapevolezza nei nostri mezzi: nei suoi compagni ed in noi tifosi.
Oggi intorno al nostro gigantesco totem svedese tutti ci sentiamo immensamente più forti!

Come si può vedere tra il Milan di Leo e quello di Allegri c’è una differenza notevole, che scavalca i “semplici” numeri.
Parte del merito spetta al tecnico, ma parte del merito spetta alla società che quest’anno ha “deciso” di fare le cose come si deve: una campagna acquisti coi fiocchi.
Questa rosa è ancora migliorabile, ma è indubbio che la campagna estiva sia stata condotta in maniera magistrale.
E’ stata rinforzata la rosa, sono stati fatti acquisti funzionali, ma soprattutto si è lavorato molto per mettere a disposizione del tecnico delle valide alternative.
Ibrahimovic da solo vale un cambio di marcia deciso, ma anche gli acquisti di Robinho, Boateng, Yepes ed Amelia (in attesa di Socratis) sono da mettere in evidenza.
La società ha operato benissimo, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista finanziario.
E questo, oltre che nell’immediato, ci darà un grande vantaggio per il prossimo futuro: la prossima estate non saremo costretti a muoverci sul mercato con affanno, la prossima estate i nostri dirigenti avranno la possibilità di concentrarsi su pochi obiettivi, obiettivi mirati che serviranno a rinforzare ulteriormente una squadra le cui basi e la cui mentalità sono già fortissime.
Una rendita di posizione non da poco, un vantaggio da sfruttare in pieno.
Qualcuno dirà che Allegri è un uomo fortunato, una persona che si è trovata, oltre ai suoi indiscussi meriti, nel posto giusto al momento giusto, e cioè quando la società, in primis col suo patron, ha deciso di ripartire coi soldi e con gli entusiasmi.

Ma questa è la vita: in fondo, chi conosceva bene la storia del Milan berlusconiano, poteva e doveva prevederlo (e 13 anni dovevano essere sufficienti).
Cavalcare il malcontento momentaneo della gente e giocare al gioco preferito da molti di attribuire a Berlusconi le colpe di tutto in questa circostanza non ha pagato.
Ed anche questo, forse, è un demerito!

 
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