Scritto da Massimo Bambara |
Martedì 05 Ottobre 2010 |
Fin dall'antichità il sette è un nunero magico, misterioso, intriso di sacralità.
Viene considerato emblema della pienezza spirituale e cosmica, nonchè numero sacro per eccellenza.
Una sacralità che si estende anche al calcio e al Milan.
Il numero sette, per sette lunghi anni, è stato sulla schiena di un giocatore che ha fatto la storia del Milan: Shevchenko.
Quel numero è stato pienamente onorato da Sheva che proveniva da una scuola di calcio e da una cultura di vita rigorosa, fatta di umiltà, passione, sacrificio, abnegazione, sudore.
Qualità senza le quali Sheva non avrebbe sfondato, qualità che purtroppo non sembrano appartenere ad Alexandre Pato, l'attuale detentore della maglia numero sette.
Pato ha un talento immenso. Non ho mai visto un ventenne avere quelle capacità tecniche e quelle capacità di coordinazione in velocità. Sembra un felino coi piedi di fata.
Sheva il talento di Pato non ce l'aveva.
Ha dovuto compensare con una potenza e un'esplosività muscolare degna di una forza della natura.
Lavoro e sacrificio.
Quel numero oltrechè un simbolo, è anche un'icona, l'icona di uno stile da campione, in cui la squadra viene prima della giocata, in cui la giocata va fatta solo se è utile alla squadra, in cui non esiste la paura di farsi male perchè tutti i campioni sono destinati a prendere le botte, in cui un assist è decisivo come un gol.
Al quarto anno di Milan Pato non sta ancora onorando del tutto quel numero che porta sulla schiena.
Avrebbe tutto per farlo, persino un talento più grande di chi prima di lui ha portato quel numero.
Ma se Pato avesse solo la metà della forza mentale che aveva Sheva sarebbe già da pallone d'oro.
Non si vince solo col talento. Si vince quando il talento si sposa con il sacrificio e quando si ha coraggio.
Nella sua simbologia quasi magica il numero sette è sinonimo di governo dei cicli e dei ritmi della vita umana.
Per Pato è arrivato il momento di entrare in un nuovo ciclo di vita. Non si può più essere giovani promesse, talenti in erba, futuro della squadra.
Arriva un momento in cui se non cresci regredisci, se non maturi rimani bruco e non diventerai mai farfalla.
Con un talento sconfinato come il suo Pato ha il dovere di crescere e di inaugurare un nuovo ciclo della sua carriera, un ciclo in cui diventa non solo cannoniere, ma anche uomo squadra, leader, punto di riferimento.
Pato ha le stimmate del fuoriclasse. E un fuoriclasse deve sostenere onori ed oneri. Perchè il calcio, come la vita, va di fretta, non ti aspetta.
Vale per tutti, vale anche per Pato
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