Bologna 23 novembre 2010
Scritto da Daniele Mantovani   
Mercoledì 24 Novembre 2010

RAZZISMO: convinzione preconcetta che la specie umana sia suddivisa in razze distinte e che di conseguenza sia possibile una gerarchia di valori per razze superiori ad altre (da vocabolario)
RAZZISMO: atteggiamento  diverso  verbale e mentale  a fronte di fatti simili unicamente in funzione  delle origini o del colore della pelle del protagonista (da “la zanzara”)

Non so esattamente il perché in me le estati della mia infanzia nei miei ricordi si confondono e lo scenario in cui si sviluppavano tende ad evaporare.
Quello che accadeva era di mattina o pomeriggio, era caldo o caldissimo, eravamo in un bar o dal barbiere ?
Tutto tende a mescolarsi, e rimane il dato stabile della nostra purezza divertita, la nostra voglia di ridere.
Le estati nella piatta e monotona pianura “sotto Po” erano teatro di migrazioni al contrario ed arrivavano nel borghetto  amici, cugini, parenti che passavano pezzi di vacanza  “in campagna”, per liberarsi dalla gabbia metropolitana.
Forse nasce qui un primo sommario esame che la nostra generazione ha sopportato sotto il titolo di integrazione.
Banale, semplice forse ma si parlava già di diversità.
Non di pelle, nemmeno di stato sociale ma di linguaggio, di sistema d’espressione.
Diversità .
Non so dire se quella palestra  da cortile mi abbia aiutato nel cammino del poi, ma mi piace pensa che sì, è stato utile Di certo io ed  i miei camerati d’infanzia  quando abbiamo subito la prima grande invasione barbarica di uomini e donne del Italia del Sud, arrivati per lavoro (clamoroso no ?) al paesello , ci siamo limitati a qualche fastidio superficiale , ma mai o quasi mai adottando il linguaggio tribale in uso più avanti: marocchino di merda.
Abbiamo irriso l’abbigliamento, l’accento, il colore delle macchine ed a volte il loro surreale tentativo di imitazione della nostra lingua dialettale.
Ma quasi mai partiva l’insulto di cui sopra.
Ma cosa  è accaduto poi e quando è cambiato tutto rendendoci dei razzisti frustrati e senza cultura ?
Mi sono fatto guidare dallo sport per uscire dal tormento.

Il calcio anni settanta per noi era tedeschi biondi ed alti, italiani mori furbi e veloci, sud americani strepitosi e senza colore.
Gli stadi che frequentavo con avidità non erano teatro di razzismo, ma scontro politico (rossi e neri) ed insulti generici.
“Rocca zombi, i morti non risorgono” per irridere alle fragili ginocchia del terzino della Roma.
“mille Paparelli” per richiamare nuovi lutti dopo l’uccisione del tifoso laziale.
Villalta invitato a tornare a casa in fretta perché Zinetti, portiere del Bologna, colpiva … al cuore la moglie.
Era razzismo ? Penso no.
E quando arrivano i primi stranieri dal 1980 in poi , il popolo degli stupidi non è ancora in marcia  e rari sono i buuuuu per Gullit, J-Cesar, Blisset e compagnia di colore.
Avevo trent’anni ed eravamo così.

L’escalation poi diventa questa: Italia del calcio invasa dagli stranieri, si aprono le frontiere, nessun limite.
Arrivano tanti giocatori di colore, da ogni dove.
Intanto da ogni dove piomba da noi nel piano di inizio integrazione (o forse civilizzazione) milioni di extra comunitari, cinesi, pakistani , ecc.
Aumentano i fastidi, cala la pazienza , cala la comprensione.
Nello sport arriviamo a fare di tutto.
I nostri stadi insultano piccole meteore (Zoro), ma anche menti sopraffine come Seedorf e Thuram, dei piccoli geni nel mondo dei cretini.
Compare limpida nel cielo buio di questa Italia l’epiteto  che nessuno evita più: negro di merda.

E’ una catena , mille episodi e poche sere fa, anche l’esportazione di 40 schifosi che in terra straniera, portato in dote il peggio con uno striscione che non è il solito insulto a Balotelli ma un no all’Italia multietnica.
Da vomitare.
E mentre aspettiamo tutti il prossimo “Ivan” italiano mi chiedo quando  siamo diventati così.

Una idea è questa, ed è la mia.
Il momento in cui noi cinquantenni dovevamo proteggere e divulgare la cultura fortunata  della nostra infanzia, ci siamo piantati.
Abbiamo mollato ed abbiamo pensato che il nero fosse negro, che il rumeno stuprasse le bimbe, che i rom fossero solo cattivi e non il polo più operoso dell’Europa dell’Est.
Per difendere il nulla che avevamo creato e per sentirci adeguati a figli razzisti che crescevano in casa, abbiamo cominciato a parlare come loro, per sentirci adeguati.
Non capendo che stavamo rimandando l’evoluzione della specie di altri decenni.
Che stavamo rimandando la felicità dei nostri figli.
Ed anche noi , soprattutto noi, che tanto eravamo stati bravi ad accogliere meridionali e tanto altro negli anni della nostra giovinezza, ci siamo dati appuntamento negli stadi, nei palazzetti o sui treni per prendere le impronte.
Noi, soprattutto noi con mezzo secolo sulle spalle siamo i soli responsabili di avere creato il paese più razzista del mondo.

CRISI INTER.
Di tutto il saporito calcio di queste ore tralascio la fuga del Milan (seria), la regolarità della Juve (seria).
Le belle rimonte di Napoli e Palermo (molto serie) e dico alcune cose sull’Inter.
Vista a Verona in tv 2 volte.
Penso mille cose tra cui:
a) il disordine è talmente imbarazzante in campo da non essere attribuibile agli infortuni
b) la condizione di alcuni(Zanetti, Pandev, Santon) non può spiegarsi con nessun argomento
c)la classe dirigente dell’Inter rimane tra le più scadenti – Occorre un tecnico capace di fare un taglia fuori di tutta quella gente lì
d)) a Verona da metà campo in su mancava solo Milito per fare la squadra dell’anno scorso. Quella che 180 giorni fa sbancava Madrid.
Basta ?
Se non basta aggiungo io che non sempre si cacciano gli incapaci, non sempre si cambia donna per una più bella.
Spesso occorre chi scatena eccitazione anche alle 3 di notte quando al buio contano le cose più profonde, forse le meno spiegabili.
“Rafa” brav’uomo ma come insegnano le donne.. a volte ci vuole  un delinquente che scateni l’inferno.
Va licenziato, purtroppo.

VENTINOVE NOVEMBRE DUEMILADIECI , la resa dei conti, un concentrato di campioni, talenti di ogni specie, ogni nazione, multietnici (!) uno spagnolo sopraffino , un portoghese (il portoghese) che può tutto, un calcio insegnato nelle scuole, un uomo che può insegnare a vivere.
Occhi negli occhi per la prima volta, la seconda ad aprile al Santiago.
Almeno 10 fra i più forti al mondo in campo, Mou come Napoleone che conquista le città in un mese.
L’impressione che chi perde non perde perché troppo odore di buono.
L’impressione che chi vince , per una volta, sappia di non insegnare la vita all’altro Amici, niente impegni, al tramonto di lunedì 29 novembre 2010  BARCELLONA/ REAL MADRID
E  nei profumi della “Sagrada Famila”, in silenzio felice, nessuna distinzione di colori.
Bianchi, neri, gialli, rom, slavi, tunni, uomini, donne nessuna distinzione.
Per una volta nessuna differenza. Per una volta.

Poi torniamo a casa di tutti i sapienti di questo paese per  gridare “negro di merda”.
Per sentirsi giovani ed adeguati.
E naturalmente all’ultimo posto nel mondo

 
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