il concetto di riconoscenza

Da tanto tempo mi incuriosisce molto osservare come venga usato, comunemente, il termine riconoscenza, con dei significati che spesso poco hanno a che vedere con la portata effettiva di un valore così importante ed essenziale nella vita di ogni persona.
La riconoscenza non è null’altro che la gratitudine ed il rispetto verso un’altra persona che ha fatto qualcosa di bello verso di noi.
Stop.
Tutto qui.
Ad oggi il concetto di riconoscenza viene invece inteso come subordinazione, vincolo vitalizio, incapacità di guardare oltre.
Succede spesso nella vita e accade anche nel calcio.

Da tifoso del Milan per esempio mi domando per quale ragione debba essere considerato un errore pensare Gattuso con una maglia diversa da quella del Milan in un momento in cui Rino è entrato nella parte finale della sua carriera.
La stessa domanda me la pongo per Inzaghi e per qualche altro magnifico pirata che in questi anni ha tenuto in alto con prestazioni e forze il vessillo rossonero.
La vita però è una grande giostra e bisogna essere capaci di scendere prima che sia la giostra stessa a buttarci via.

Da tifoso del Milan e da persona riconoscente a Rino e Pippo io vorrei tanto che loro potessero chiudere la carriera in maniera più giusta.
Gattuso probabilmente potrebbe ritagliarsi ancora 2-3 anni di buon livello in un campionato più fisico e meno di corsa.
Pippo invece potrebbe chiudere in una provinciale togliendosi magari qualche piccola soddisfazione in chiave realizzativa.
Io credo che sarebbe molto più bello e logico che accadessero situazioni di questo tipo piuttosto che vedere due giocatori che tanto hanno dato al Milan marcire in panchina e terminare la loro carriera ricordati, in maniera troppo facilona, come dei pesi dai loro tifosi.
Perché il tifoso, si sa, tende a dimenticare tutto, a vivere del presente nonché del sentimento istintivo più immediato.

Noi come Milan spesso commettiamo l’errore di credere che la riconoscenza vada intesa oltre il suo valore effettivo.
Questo ci limita e rappresenta un difetto perché stimare una persona significa apprezzarla a prescindere dalla maglia con cui gioca ed essere sempre consapevoli delle glorie e dei successi che ci ha regalato.
Non significa certo legarsi a qualcuno fino all’ultimo battito di ciglia.
Ho fatto gli esempi di Gattuso e Inzaghi ma potrebbero starcene molti altri.

Credo che ragionare sul buon senso piuttosto che sui diktat o sui preconcetti sia molto più produttivo.
A me come tifoso del Milan fa più piacere ricordare le gesta passate di Rino e Pippo piuttosto che le ultime copie, encomiabili sul piano dell’impegno, ma inevitabilmente un po’ sbiadite.
E sono sicuro che tanti la pensano come me.
Non si può far rivivere il passato, la vita va aggredita in maniera positiva, costruendo il futuro e non dimenticando mai il passato.

Ma vivere nei ricordi è prerogativa degli anziani.
E i tifosi del Milan hanno voglia di sentirsi ancora giovani.


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