Quale miracolo?

Mi piacerebbe capire per quale ragione Leonardo abbia fatto un miracolo quest'anno. Intendiamoci credo che i risultati del Milan finora siano in linea con l'organico messo a disposizione dell'allenatore ma questo significa aver fatto il proprio dovere, non certamente un miracolo.

Leonardo ha dei meriti indiscussi e indiscutibili. Ha saputo gestire bene un gruppo che aveva problemi di autostima, ha saputo trarre il meglio dall'attuale Ronaldinho, ormai superbo passatore privo però dell'elasticità e della potenza muscolare dei tempi blaugrana, ha saputo dare un gioco nuovo e divertente alla squadra, le ha dato linfa nuova e coraggio.

Ma accanto a questi meriti si accompagnano anche dei demeriti e delle perplessità.

Chi scrive stravede per Leonardo sotto tutti i punti di vista.

Non condivido però alcune cose da lui fatte quest'anno e il suo modo di intendere il calcio dalla panchina.

In primis lo trovo troppo legato alle sue convinzioni tattiche che prevedono sempre tre uomini oltre la linea della palla. Io sono del parere che la mentalità offensiva sia un grande pregio ma ciò che conta sia la squadra, i giocatori a disposizione e lo stato di forma.

Gli enunciati filosofici sulla voglia di attaccare lasciano il tempo che trovano di fronte alle esigenze del campo.

Se si ha Pato al meglio tenere tre giocatori oltre la linea della palla è un vantaggio, ma se Pato non c'è mi sembra evidente si debba cambiare.

Lo stesso discorso vale per Nesta.
Con Sandro in campo si può rischiare qualcosa in più, senza di lui invece i due mediani sono obbligatori, almeno contro squadre di alta classifica come il Napoli.

Predere dei rischi per un allenatore deve essere un gioco che valga la candela.
Giusto rischiare quando si ha la squadra al meglio della forma, più corretto invece cercare soluzioni meno avventurose e più ragionate quando la condizione di certi giocatori è in una fase di down.

Un'altra imputazione che faccio a Leonardo sta nella gestione delle sfide di Coppa.
Già contro il Marsiglia in casa la sua pervicace ostinazione di tenere in campo Seedorf più tre punte quando eravamo ormai lunghissimi in campo, poteva costarci l'eliminazione.
Ci andò bene ma contro il Manchester la sua incapacità di leggere la partita, di capire che a centrocampo avevamo bisogno di un uomo in più dopo 10 minuti del secondo tempo, ci è costata un'eliminazione amara e bruciante.

Ma il suo errore più grosso sta nel non aver lanciato definitivamente come titolare Flamini, il giocatore più di prospettiva del centrocampo del Milan.
Un peccato grave perchè il giocatore ha tutto per prendere in mano le chiavi del centrocampo rossonero.
Strana la vita.
Ancora oggi, giustamente, si rimprovera ad Ancelotti scarsa fiducia a Gourcuff e nessuno che imputi invece a Leo queste scellerate scelte inerenti Flamini.

Faccio una provocazione, se il campionato di Leonardo quest'anno è un miracolo, quello di Zaccheroni nel 99 che cos'è?
Mi sa che si avvicina all'ascensione


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