La tattica, si sa, è argomento che scatena un numerosissimo vortice di pareri e opinioni, le quali sono senz'altro da rispettare e da prendere in esame, perchè hanno sempre alla base un ragionamento, una visione interessante e stimolante del modo di vedere il calcio e, nel Nostro caso, il Milan.
Bene, una questione tattica che mi sta particolarmente a cuore (e credo non solo al sottoscritto) negli ultimi anni e il modo in cui debba essere concepita la contemporanea presenza in campo di tre uomini dalla classe indiscussa, degli autentici fuoriclasse nei loro ruoli.
Ci riferiamo ad Andrea Pirlo, Clarence Seedorf e Ronaldinho.
Solo i nomi dovrebbero bastare a far tremare le gambe dell'avversario di turno, ma a dir la verità accade spesso il contrario, cioè che gli avversari traggano beneficio da questa situazione.
Partiamo da Andrea Pirlo.
Il numero 21 Rossonero, giocando in una posizione nevralgica del campo ed essendo il vero cervello della Squadra, per rendere al meglio ha bisogno che intorno a lui ci sia tanto movimento.
Se ci ricordiamo, infatti, le migliori stagioni di Andrea sono indiscutibilmente il 2002-2003 e soprattutto il 2003-2004, stagione quest'ultima dove Cafu a destra e Pancaro a sinistra, oltre a Shevchenko in attacco, consentivano al regista bresciano di giocare nel suo calcio ideale.
Ogni qualvolta alzava la testa, questi tre giocatori appena citati scattavano senza palla e Andrea, con le sue doti sopraffine, si rendeva protagonista di aperture geniali e illuminanti che mettevano in crisi le difese avversarie.
Mi si potrà certo dire che anche allora Andrea giocava in mezzo al campo con Clarence al fianco, verissimo!
Ma il vero ago della bilancia era tutto quel movimento che c'era intorno a Pirlo, grazie al quale questa contemporanea presenza potevamo assolutamente permettercela.
La prima partita ufficiale di questa stagione (quella con il Lecce) mi aveva molto rincuorato in tal senso, dato che Andrea era stato uno dei migliori in campo e che tutta la Squadra era stata molto propositiva.
Nelle ultime uscite però, in particolar modo quelle contro il Catania e quella contro la Lazio, la Squadra ha mostrato una staticità a dir poco disarmante:
Andrea non trova nessuno in profondità o sugli esterni che si inserisce e crea movimento, essendo pertanto costretto a continui passaggi in orizzontale; Clarence passeggia con il pallone nei piedi consentendo alle difese avversarie di riposizionarsi con dieci uomini dietro la linea del pallone e poi c'è lui, il Nostro numero 80, che è capace in qualunque momento di regalare la giocata, l'assist prezioso, il lampo di genio, ma che in situazioni del genere fa una fatica immane a creare gioco e a proporsi negli spazi.
Come risolvere questa situazione?
Proviamo a dare una soluzione, fermo restando che comunque sarà il Mister (per Nostra fortuna) a dover decidere, partendo da un presupposto: questi tre giocatori sono dei fuoriclasse senza eguali e che in serate importanti, come le gare ad eliminazione diretta in Champions League oppure come le grandi sfide che il Campionato italiano ci regala, sono un'arma in più per le Nostre prestazioni.
Ad ogni modo, questi ultimi hanno anche un evidente limite, ovvero che vogliono costantemente che il pallone gli venga dato sui piedi, con un conseguente rallentamento della manovra.
Nelle gare di cui parlavamo pocanzi tutto ciò consente alla Squadra di avere in mano il comando del gioco.
Peccato, però, che queste gare siano in proporzione davvero poche in confronto a quelle in cui troveremo difese schierate, muri invalicabili e fasi difensive con dieci uomini.
Per cui, quello che ci chiediamo un po' tutti ultimamente è se, in circostanze del genere, non sia il caso di rinunciare ad almeno uno di questi tre campioni, inserendo magari maggior dinamismo a centrocampo o davanti (pensiamo ad un centrocampo con Flamini e Boateng accanto ad Andrea, ovvero a un attacco formato da Pato e Robinho sugli esterni, naturalmente non appena Alexandre avrà risolto i suoi problemi fisici) per cercare di scardinare meglio le fortezze medievali edificate dai nostri avversari.
A Mister Allegri l'ardua sentenza
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