A qualcuno la corrida piace, ad altri no.
Alcuni la trovano una tradizione rispettabile e addirittura da difendere,altri un inutile spettacolo di crudeltà.
Ai giovani spagnoli sembra che essa interessi sempre di meno e addirittura alcune regioni (Catalogna) starebbero pensando a un divieto per questa discutibile esibizione.
Una vittoria per i tori, quindi.
Ma siamo sicuri?
L’altro giorno un amico, commentando questa notizia, mi ha domandato : “E adesso che cosa faranno i tori?”
Un altro, spiritoso, ha risposto : “Quello che devono fare : occuparsi delle vacche”.
Ma la questione non e’ cosi’ semplice.
In Spagna ci sono molti piu’ tori di quanti ne servano per i soli scopi riproduttivi.
Tori particolari,da combattimento,come i mitici Miura.
Una volta abolita la corrida si smettera’ di allevare questa razza di tori.
Senza corrida si estingueranno.
Dal che si dedurrebbe che piu’ corride ci sono, piu’ tori sono allevati.
E’ gia’, direte voi, bella storia essere allevati per finire ammazzati in una Plaza.
In effetti.
Ma allora e’ meglio non nascere o nascere, combattere e morire?
Forse si potrebbe cercare di allevare tori da compagnia e da passeggio, ma temo sia un po’ difficile.
E poi, anch’essi alla fine dovrebbero morire.
Come i milioni di ovini, bovini e pennuti che alleviamo per la nostra tavola.
Quelli pero’ vengono ammazzati “pietosamente”.
Un colpo secco e via.
Insomma, come dice il saggio, “venire al mondo significa essere condannati a morte”.
E questo vale per i tori, ma anche per gli esseri umani.
Con in piu’ il fatto che nel nostro caso, sapendolo, ci tocca anche essere tristi
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