Certe storie ti si attaccano addosso inaspettatamente.
Alcuni personaggi di carta diventano di carne e sangue e tu li odi, mentre lotti isieme a loro.
Poi ne vedi le povere vittorie e tutte le sconfitte e non riesci a non amarne la malasorte.
Come la storia di Nikita, la guerriera tossica protagonista di Devozione, il bel romanzo d'esordio di Antonella Lattanzi.
Niki si perde,inganna,deruba,si ammala e insieme al suo innamorato,Pablo,corre per le strade di Roma,a San Lorenzo,il quartiere delle stelle cadenti.
Sempre in cerca di eroina.
Le due anime gemelle rapiscono e imprigionano l'ignara Annette.
Si rinfacciano rabbia e delusioni, rimpiangono gli amori,come quello per Clara,l'amica-amante.
E sempre si affannano nella loro ansia di vivere.
Devozione come dipendenza:amorosa,emotiva,familiare,ma non solo.
Perche' l'eroina assurge a metafora della dipendenza, ne e' l'incarnazione fisica.
E' capace di toglierti lucidita' e amor proprio, la voglia in ogni suo aspetto.
Non ci sono gradi di dipendenza.
Ogni dipendenza e' il desiderio frustrato di essere felici, di vivere.
Chi si fa di eroina sa a cosa va incontro.
Drogarsi e' la ricerca della morte o,come io credo, un prepotente desiderio di vita,di interruzione del dolore?.
E le conseguenze devastanti della "Devozione"?
La morte,la perdita di senso,l'ossessione,il dolore.
La guerriera tossica e' in cattivita',annusa,codifica.
Soffre tremendamente e,allo stesso tempo,vive in modo normale.
Chiunque di noi puo' essere guerriero e preda di se stesso.
E' una questione di vulnerabilita'
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