Negli Stati Uniti i motel non sono solo postacci dove spendere qualche ora con un'amante.
Sono spazi che infrastrutturano il nomadismo urbano e la precarieta' del sistema sociale.
A volte bastano 39 dollari per buttarsi su un letto, a volte meno.
Dentro ci trovi gente che lavora nella zona e non guadagna abbastanza per pagarsi la benzina per tornare a casa.
Ci sono puttane che ci portano i clienti.
Ci sono viaggiatori che ci portano puttane.
Ci sono anziani che non hanno una casa e truffatori in cerca di clienti.
Gente che viaggia per affari e turisti spaventati dalla citta'.
Gente appena uscita di galera.
Animati da spettri e personaggi memorabili, sempre in bilico tra sogni e baratro, i motel diventano una scusa per indagare la fisionomia della societa' contemporanea e le sue geografie.
Se una volta il motel era il luogo della trasgressione, della fuga da un mondo dannatamente cristallizzato, oggi il motel rappresenta il baricentro ideale dell'uomo flessibile, sempre in movimento.
Luogo senza identita', spoglio del senso dell'abitare, il motel e' un ambiente dove perdersi, abbandonarsi al nulla, ma anche l'avanposto della frontiera, dove tutto puo' succedere, prendere forma.
In Italia ci sono piu' di 400 motel, ma nulla hanno a che fare con l'archetipo del "motor hotel" di stampo americano.
Qui, quando va bene, i motel sono luna park dove intrattenere relazioni pericolose.
Purtroppo non hanno le giganti insegne al neon a decorare la provincia italiana.
Sbucano qua e la', dove la periferia diventa svincolo, e accolgono con pudore l'insofferenza a un quotidiano scandito con troppa regolarita'.
Basta fare un salto al Motel K ,sulla A7, e perdersi nelle suite a tema tra immaginario zen e favole arabeggianti
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