“Gesù, la Madonna e lo Spirito Santo vogliono andare in vacanza. «Betlemme!», propone lo Spirito Santo. E Gesù: «Ma no, ci siamo stati tante volte». «Gerusalemme?»
«Dài - risponde lo Spirito Santo - anche lì siamo stati un sacco di volte.
Ho un' idea: Lourdes!». E la Madonna: «Sì, sì! Non ci sono mai stata!»”
Eccola, la vera sorpresa del 2010. È un film piccolo, che nulla può contro gli incassi di
blockbuster o film pompati, ma piaccia o no il grande cinema si trova da queste parti.
Lourdes è un’esperienza cinematografica come non se ne vedeva da tempo sugli schermi,
e il fatto che a Venezia sia stato snobbato dal palmarès la dice lunga sulla capacità di giurie
e non solo di individuare quei lavori preziosi che possono accendere il dibattito sia dal punto
di vista formale che da quello contenutistico. E che alla fine sono i lavori che lasciano il
segno nella Storia del cinema.
Christine è sulla sedia a rotelle a causa della sclerosi multipla.
Stanca e sfiduciata dai referti medici decide di recarsi a Lourdes in pellegrinaggio.
È una donna forte, sempre sorridente e vitale, e in Francia cerca di fare amicizia con i suoi
compagni di avventura.
Qui Christine si troverà fianco a fianco con gli emarginati della vita, i malati, coloro che sono
abituati a giorni di sofferenza e solitudine, senza alcuna apparente via di scampo.
Lourdes è luogo di emozioni estreme: estremi sono il dolore, il disfacimento fisico,
il fervore religioso che anima i pellegrini. Ma spinto al limite del grottesco è anche
l’aspetto turistico e mercificato
del luogo di culto, con le sue bacheche di souvenir e l’organizzazione maniacale, da tour operator.
Eppure, la Hauser si confronta con una materia tanto abnorme riuscendo a cogliere, con
una delicatezza ed un equilibrio straordinari, ciò che si colloca dietro una superficie così debordante, senza mai cedere al patetismo o, al contrario, alla cinica messa alla berlina degli aspetti più grotteschi.
Ne emerge allora il disperato bisogno di credere di poter non essere soltanto spettatori
della propria esistenza.
Il miracolo tanto atteso avviene, ma in Lourdes non si vuole stabilire se sia un intervento
divino o l’ennesimo scherzo del caso.
Sotto i riflettori vengono messe la “normalità”, la speranza del miracolo, la Chiesa
proprietaria dei sogni dei malati.
Una storia di speranza e desolazione,di attimi e eternita’.
Ad essere prese di mira non sono solo le dinamiche interne alla classe di credenti,
ognuno a suo modo rivolto piu’ verso se stesso che al prossimo,ma il significato
della parola “felicita’”.
E’ lo stato emozionale a cui tutti ambiscono:e’ possibile identificarlo con un traguardo
materiale,o nascera’ sempre da noi,dal nostro rapporto con gli altri,con il tempo e quel
continuo senso di spaesamento che tocca, prima o poi,una o piu' volte,durante la nostra
esistenza,tutte le nostre vite?
Lourdes è un film importante perché s’interroga sul senso delle cose, sul perché degli
avvenimenti, e non si dà una risposta.
E,forse, non avere mai risposte è l’unica verità.