Daniele Luttazzi


Odiare i mascalzoni è cosa nobile
Marcus Fabius Quintilianus


"La satira è anhe un indicatore del grado di democrazia di un paese. La satira dà fastidio ai potenti perché ricorda i fatti e nel commentarli in modo divertente consente allo spettatore di mettere in prospettiva il fatto e quindi di comprenderlo. Di fronte alla mole di notizie, un autore di satira deve saper cogliere quelle rilevanti e separarle da quelle irrilevanti, che è proprio quello che non viene fatto in televisione, perché non si vuole che la gente prenda coscienza di quello che sta capitando".
Daniele Luttazzi
 
Lui si..è Daniele Luttazzi.
E certo non poteva non far discutere.
Per di più se
sceglie di personificare l’Italia nel suo rapporto con Silvio Berlusconi in una donna durante un rapporto anale.
Un esplosione del grottesco, stile nel quale eccellono i censurati, i messi da parte per eccellenza.
Lui, che dopo otto anni dalla celebre cacciata dalla Rai, sembrava una diga esplosa dopo anni di accumulo di metri cubi di acqua e metri cubi di sperma: ed è qui che c’è il suo trionfo, perché le sue metafore sessuali non sono erotiche, non sono pornografiche, sono grottesche: un genere a parte, il grottesco, al limite dell’insostenibile, che crea sorrisi tirati e risate mostruose, provenienti dalle parti più perverse degli antri della nostra anima.
Un comico dall’umorismo cinico e imprevedibile, sicuramente il più anglosassone dei nostri autori satirici.
 
In un’intervista Pasolini dichiarò:
Ognuno odia il potere che subisce. Quindi, io odio con particolare veemenza il potere di oggi, 1975. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alle manipolazioni di Himmler o Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono alienanti e falsi. Sono i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. [...] Un vecchio contadino tradizionalista e religioso non consumava delle sciocchezze preconizzate dalla televisione. Bisognava fare in modo che invece le consumasse. In realtà, i produttori costringono i consumatori a mangiare merda. Il brodo Knapp è merda! Danno delle cose sofisticate, cattive, le robioline, i formaggini per bambini, tutte cose orrende che sono merda. Se facessi un film su un industriale milanese che produce biscotti, li reclamizzassi e li facessi mangiare a dei consumatori, verrebbe fuori un film terribile, sull’inquinamento, la sisticazione, l’olio fatto con le ossa delle carogne. [...]”
 
Perché la genialità di Luttazzi consiste proprio nella metafora, con assonanze molto vicine a quelle spesso utilizzate dall'autore di Salò.
 
Luttazzi non si è limitato a presentare e a mimare la “sodomizzazione in tre fasi” che dapprima un soggetto propone e che poi viene richiesta prepotentemente dalla stessa vittima sodomizzata per una sorta di esasperato masochismo.
La forza di quella metafora, e anche delle parole usate senza reticenze e senza ipocrisie, stava infatti nelle argomentazioni che Luttazzi ha sviluppato, che hanno reso il suo intervento una vera e propria critica politica, condotta se non con le “armi della poesia” di pasoliniana memoria, con quelle della satira.
L’inspiegabile Italia nel frattempo gode del “silos di carne che ha esercitato una lunga pressione per entrare” e “dopo che il suo buco del culo ha fritto come un anello di cipolla” puo’ solo richiedere che “sborrandole sulla schiena” stia attento ai capelli.
Questa e' l'Italia.


 
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