Francamente non ricordo a chi spetti la paternità del soprannome “Provvidenza” attribuito al nostro eroe, ma credo che si tratti di uno dei più azzeccati che siano mai stati affibiati ad un calciatore.
L’appellativo era azzeccato non solo per il fatto che Daniele Massaro era solito “risolvere” i problemi del Milan a son di gol, ma perché il brianzolo era dotato di un eclettismo e di una versatilità tale da rappresentare una risorsa su cui ogni allenatore faceva affidamento, anche, e soprattutto, nei momenti più disperati. Mediano, ala, seconda punta, attaccante e persino terzino destro: Massaro ha fatto tutto nella sua carriera, ma soprattutto l’ha fatto bene.
Otto le stagioni trascorse in maglia rossonera, tutte contrassegnate dal suo marchio, a partire dal gol segnato al 102’ dello spareggio Uefa contro la Sampdoria del 23 maggio 1987.
Massaro, insieme a Galderisi, Donadoni, Bonetti e Giovanni Galli, faceva parte della prima campagna acquisti del neo-presidente Silvio Berlusconi, ma ha avuto, grazie alle sue qualità, la capacità di confermarsi tra i protagonisti assoluti dell’era-Berlusconi per quasi un decennio.
Quando arrivò in rossonero Massaro era già un calciatore affermato, dal momento che per 5 stagioni era stato un titolare fisso della Fiorentina (con cui sfiorò uno scudetto clamoroso) ed aveva partecipato alla spedizione mondiale dell’Italia di Bearzot a Spagna ’82 (anche se l’avventura in Nazionale non fu in seguito molto soddisfacente).
Che si trattasse di un giocatore “particolare” e prezioso lo si capì dopo che Arrigo Sacchi lo rivolle al Milan nell’estate del 1989, dopo che lo ebbe spedito in prestito alla Roma nel settembre ’88 per motivi tecnici (nonostante avesse dato il suo contributo alla conquista dell’11° scudetto).
L’ottima stagione in giallorosso convinse tutti (Sacchi in primis) che un jolly come lui in rosa era indispensabile, e Beep-Beep (come veniva chiamato) non tradì le attese: risultò il secondo giocatore rossonero per presenze complessive (48), ed il secondo cannoniere della squadra con 15 reti (secondo solo all’immenso Marco Van Basten).
Fu qui che cominciò a nascere il Massaro cecchino implacabile, nonostante fosse schierato non al centro dell’attacco (di pertinenza di Van Basten, Simone e Borgonovo), ma, praticamente, da ala sinistra.
La sua velocità, la corsa senza sosta e la grande capacità di inserimento, lo resero uno degli elementi più utilizzati in una stagione in cui i rossoneri sfiorarono il Grande Slam (alla fine ci si “accontenterà” di tre trofei internazionali).
Ma sarà con l’avvento di Fabio Capello sulla panchina milanista (1991-’92) che comincerà la seconda vita del Massaro milanista, quella che lo vedrà trasformarsi in attaccante vero, prima al fianco di Van Basten (e Papin) e poi come punta unica (con alle spalle il trio Donadoni, Boban e Savicevic).
E’ proprio nei quattro anni del primo ciclo capelliano che nasce il mito di “Provvidenza Massaro”, quando il buon Daniele comincerà a distinguersi per la grande capacità non solo di fare gol, ma, soprattutto, per la grande capacità di fare i gol che contano, quelli dal “peso specifico” enorme!
Massaro segna sempre, sia che giochi titolare (la maggior parte delle volte), sia che entri a partita iniziata, quando c’è da sbloccare un pari o da ribaltare una situazione negativa.
E’ il Milan degli Invincibili, quello che non perde mai, quello dei record dei gol non-subiti, quello che nel campionato 1993/94 riuscirà a vincere uno scudetto subendo solo 15 gol (in 34 partite) e segnandone appena 36: di questi ben 11 (praticamente 1/3) li metterà a segno Massaro.
Fu in quella stagione che il grande Sandro Ciotti, prima voce della trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” che quell’anno seguiva quasi sempre la gara della capolista Milan, interrompeva i colleghi per annunciare il gol dei rossoneri con la frase: “Scusa, Milan in vantaggio con gol del “solito” Massaro!”.
Quella del 1993/’94 fu sicuramente la stagione più grande ed entusiasmante di Provvidenza.
Oltre ai già citati 11 gol in campionato (di cui resta indimenticabile il gol della vittoria per 2-1 segnato a Zenga nel derby all’89’ con un gran sinistro dal limite dopo che l’interista Schillaci aveva pareggiato all’86’ l’autogol di Bergomi) che varranno la conquista del terzo scudetto consecutivo, Massaro fu protagonista assoluto nella conquista dell’ennesima Coppa dei Campioni.
Segnò il suo primo gol nel gironcino contro il Porto e concesse il bis nella semifinale in gara unica a San Siro contro il Monaco di Wenger segnando il gol del 3-0 finale (chi scrive non può dimenticare l’entusiasmo di quella sera essendo presente sugli spalti), ma fu nella finalissima di Atene che Daniele Massaro realizzò il suo capolavoro.
Contro il Barcellona del saccente Cruijff , il Milan disputò la partita del secolo e l’attaccante monzese realizzò nel primo tempo i due gol (al 22’ ed al 45’) che indirizzarono definitivamente la sfida a favore dei rossoneri, il primo con un tocco di destro dopo un’azione di Savicevic ed il secondo con un sinistro al volo dopo una grande serpentina di Donadoni.
Il Milan vinse (anzi, stravinse) 4-0 contro ogni pronostico, e quella sera Daniele Massaro ascese definitivamente nell’Olimpo dei grandissimi del nostro club.
Quella stagione strepitosa gli riaprì anche le porte della Nazionale, e così il CT Arrigo Sacchi gli diede l’occasione di disputare una seconda fase finale dei Mondiali a distanza di 12 anni (USA ’94). Massaro, come al solito, fece la sua parte, segnando contro il Messico il gol decisivo per l’accesso agli ottavi di finale.
Disputò da titolare anche la maledetta finalissima persa ai rigori contro il Brasile, ma stavolta il Dio del pallone aveva deciso che le soddisfazioni per Daniele erano finite: insieme a Baresi e Baggio fu colui che sbagliò uno dei calci di rigore decisivi.
La stagione successiva fu l’ultima disputata da Massaro con la nostra maglia.
L’età (andava ormai per i 34) e la grande stagione del suo erede Marco Simone, spingevano Mister Capello a dosarne l’impiego, ma, nonostante questo, Massaro ebbe modo di confermare il suo “vizio” di segnare gol decisivi: suo fu il gol che mise il sigillo definitivo alla conquista della Supercoppa Europea contro l’Arsenal, e suo fu il gol decisivo che permise al Milan di qualificarsi ai quarti di finale di Coppa Campioni a Vienna contro il Casinò Salisburgo.
E fu proprio la finale di Coppa dei Campioni disputata contro l’Ajax (sempre a Vienna) l’ultima partita ufficiale disputata da Daniele “Provvidenza” Massaro con la maglia del Milan. Il bilancio definitivo sarà di 306 presenze e 70 gol, e particolarmente ricco sarà il suo palmares: 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinenali, 3 Supercoppe Europee e 3 Supercoppe Italiane.
La straordinarietà del personaggio consiste nel fatto di essere stato attore protagonista in ognuna di queste splendide vittorie.
Vai Massaro!
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