Gloria o fastidio?


GLORIA O FASTIDIO?

La Coppa Italia 2009/2010 è cominciata già dal mese di Agosto, ma l’Italia pallonara comincia ad accorgersene soltanto in questi giorni, con la disputa delle gare degli ottavi che vedono entrare in scena le big del nostro Campionato. La crisi che attanaglia questa manifestazione sembra ormai irreversibile, nonostante ogni anno ci sia un tentativo di rivitalizzarla attraverso variazioni della formula, aumento del premio in denaro per le squadre che arrivano in finale, oppure attraverso l’idea di assegnare al vincitore la partecipazione alle manifestazioni continentali più prestigiose. Ma c’è poco da fare: a partire dagli anni ’90 la perdita di appeal si è accentuata clamorosamente, e spesso le grandi del nostro campionato vedono la partecipazione alla Coppa Italia più come un fastidio che come un’occasione di dare lustro al proprio palmares. Questa situazione è stata ingenerata, in tempi recenti, soprattutto dalla nuova impostazione che l’Uefa ha dato alle proprie manifestazioni, Champions League in primis: l’abolizione della Coppa delle Coppe (1999) e l’allargamento della ex Coppa dei Campioni ha tolto definitivamente spazio ed interesse alla nostra Coppa nazionale, nonostante la vittoria significhi accesso all’Europa League. Spesso la Coppa Italia è servita a qualche big, tagliata fuori dalle competizioni più importanti (campionato e Champions), a “salvare la stagione”, ma ormai non ci crede più nessuno neanche a questo. E’ più facile, invece, che la Coppa Italia sia un traguardo ambito per le squadre di “media fascia” , quelle che, per intenderci, non possono ambire a vincere altro e credono ancora nel prestigio di appuntarsi sul petto la coccarda tricolore.

C’è da dire che la storia della Coppa Italia è stata tormentata sin dalla sua nascita. Dopo la prima edizione del 1922 (vinta dal Vado), la competizione venne accantonata perché non interessava a nessuno, e venne ripresa solo nel 1935/36. A seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, la manifestazione venne fermata nuovamente nel 1943 e riprese in modo definitivo solo nel 1958. La formula venne cambiata varie volte, passando dal torneo all’inglese con gare secche, a tornei che prevedevano l’assegnazione della coppa attraverso la disputa di un vero torneo a gironi, passando per formule miste che prevedevano la disputa dei gironi nei primi turni e l’eliminazione diretta in quelli successivi. Oggi è stata ripristinata, forse, la formula più snella ed affascinante: turni ad eliminazione diretta in gara unica fino ai quarti, semifinali con gare di andata e ritorno, e finale unica che si disputa allo stadio Olimpico di Roma alla presenza del Presidente della Repubblica.

Ma veniamo a noi, e soffermiamoci sul rapporto del Milan con la Coppa Italia. I rossoneri hanno conquistato il torneo 5 volte (al pari di Inter, Lazio e Torino), e sono preceduti in graduatoria da Juventus e Roma (9 vittorie), e dalla Fiorentina (6). Curioso l’andamento di queste vittorie, concentrate quasi tutte (4 su 5) nel giro di soli 10 anni (dal 1966 al 1977), mentre il quinto ed ultimo successo è arrivato nella stagione 2002/2003, a distanza di 26 anni dall’ultimo successo. In pratica, negli ultimi 33 anni il Milan ha vinto il torneo solo 1 volta, disputando in tutto 4 finali (1985, 1990, 1998 e 2003). Onestamente non esaltante come curriculum.

Il primo successo arriva al termine della stagione 1966/67. Il Milan, guidato prima da Silvestri e poi da Nereo Rocco, disputa un campionato mediocre, chiudendo all’8° posto. Il riscatto avverrà in Coppa Italia: elimina in sequenza il Pisa, il Modena, il Torino, il Lecco ed in semifinale la Juventus (2-1 in trasferta a Torino), prima di battere nella finale di Roma il Padova per 1-0 grazie ad un gol di Amarildo. Capitan Rivera può sollevare al cielo la prima coppa della nostra storia.

Il bis arriva 4 stagioni dopo, nel 1971/72. Quel Milan di Rocco è una bella squadra; perde lo scudetto per un nonnulla (arriva secondo alle spalle della Juve per un solo punto), arriva in semifinale della nascente Coppa Uefa (eliminato dal Tottenham) e conquista, appunto, la Coppa Italia. Dopo aver vinto il girone “preliminare” eliminando Mantova, Novara, Catania e Monza, i rossoneri disputano e vincono un girone di semifinale difficilissimo, composto da Milan, Inter, Juve e Torino (vittorie con Juve ed Inter e pari col Toro). Così, il 5 luglio ’72 , il Milan si ripresenta all’Olimpico per la finale contro il Napoli. Sarà un secco 2-0, maturato nella ripresa grazie ad un’autorete di Panzanato e ad un gol di Roberto Rosato.

Con la coccarda tricolore sulle maglie, nella stagione successiva il Milan cala il tris. La stagione poteva passare alla storia per la conquista di tutti e tre i trofei disputati, invece passerà alla storia per la “Fatal Verona”. Indimenticabile quel finale di stagione. Dopo la conquista della Coppa delle Coppe a Salonicco contro il Leeds, il Milan di Rocco perde clamorosamente lo scudetto (e la Stella) 4 giorni dopo Verona a scapito della Juventus. La Coppa Italia offrirà ai rossoneri l’occasione della rivincita contro i bianconeri, ma non basterà a curare la delusione.

Nuova formula e nuovo successo. I rossoneri disputano direttamente il girone di semifinale in cui superano (con gare di andata e ritorno) l’Atalanta, il Napoli ed il Cagliari. Sarà ancora l’Olimpico di Roma ad ospitare la finale del Milan, e stavolta la sfida è contro la Juve che ci ha soffiato lo scudetto. Gara tesa ed equilibratissima, con risultato (1-1) deciso dai gol di Bettega e di Benetti. Serviranno i supplementari ed i rigori per sancire l’ennesimo trionfo rossonero (5-2). Saranno Schnellingher, Benetti, Chiarugi, Biasiolo e Magherini a trasformare i penalty della vittoria.

La disastrosa stagione 1976/77 (10° posto in campionato) viene “salvata” dalla conquista del quarto trofeo nazionale. La competizione è lunghissima; il primo girone preliminare viene passato grazie alla miglior differenza reti sull’Atalanta (eliminate anche Lazio, Catania e Novara), mentre viene vinto facilmente il girone di semifinale contro il Bologna, il Napoli e la Spal. Anche stavolta la finale è secca, ma stavolta si gioca a San Siro e si gioca il derby contro il l’Inter. Il 3 luglio 1977, in uno stadio gremito, il Milan guidato da un grande Rivera batte i cugini per 2-0 grazie ai gol di Aldo Maldera e di Braglia e conquista per la quarta volta in dieci anni la Coppa Italia.

Da lì, come detto, comincia un lunghissimo letargo, durato fino alla magica primavera del 2003. Nel giro di pochi giorni i rossoneri di Carlo Ancelotti conquistano prima la Champions League (a Manchester contro la Juve) e poi la Coppa Italia. Il Milan entra in scena negli ottavi contro l’Ancona (1-1 al Conero, 5-1 a Milano), supera nei quarti il Chievo (0-0 a Milano, 2-5 a Verona) ed elimina il Perugia in semifinale (0-0 al Curi, 2-1 a Milano). La finale è contro la Roma di Fabio Capello, e sarà un autentico trionfo. Qualche giorno prima della finale di Champions, i rossoneri travolgono i giallorossi all’Olimpico per 4-1 (doppietta di Serginho, Tomasson e Shevchenko) nella gara di andata, e conquistano il trofeo 3 giorni dopo Manchester pareggiando 2-2 la gara di ritorno a San Siro coi gol di Rivaldo ed Inzaghi. Dovendo disputare le due finali coi romanisti a cavallo di un appuntamento europeo “storico”, nessun tifoso milanista avrebbe mai pensato che si potesse vincere anche la Coppa Italia, ed invece la “rosa” di Ancelotti compì un autentico capolavoro. Finalmente la Coppa tornò nella bacheca di Via Turati, e sarà una conquista dal sapore dolcissimo.

Rimanendo ai numeri rossoneri, segnaliamo, inoltre, che per 6 volte un calciatore del Milan ha conquistato il titolo di capocannoniere del torneo: Altafini (4 reti) nel 1960/61, Rivera nel 1966/67 e nel 1970/71 (entrambe le volte con 7 reti), Franco Baresi (4 reti) nel 1989/90 ed il duo Braglia/Calloni (con 6 reti) nell’edizione 1976/77.

Nel complesso il numero dei trofei conquistati dal Milan non è da disprezzare, ma pensare di aver conquistato una sola volta il trofeo nella super-vincente era Berlusconi fa aumentare un po’ i rimpianti per quello che sarebbe potuto essere e che invece non è stato. Ma finchè questa competizione verrà considerata come “un fastidio” non c’è molto da aspettarsi neanche per il futuro.

 




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