anniversario di una apoteosi


L’oggetto della puntata di questa settimana sembra stridere con la stringente attualità, ma questa è una rubrica “storica”, e come tale non può non tener conto che in questa settimana cade l’anniversario (il nono) di una delle partite più celebri, folli, entusiasmanti e “goderecce” della storia rossonera.

In una fredda sera del 1998 (l’8 gennaio) i tifosi milanisti toccarono il cielo con un dito, allorquando nella gara di andata dei quarti di finale della Coppa Italia della stagione ‘97/’98 il Milan di Capello si prese il lusso di battere i cugini nerazzurri con un rotondissimo 5-0: Albertini, Ganz, Savicevic, un autogol di Colonnese e Nilsen (sì, proprio lui, l’oggetto misterioso Steinar  Nilsen) firmarono una serata bellissima.
Ma quella splendida serata sarebbe stata nulla al confronto di quello che sarebbe successo tre anni e mezzo dopo, l’11 Maggio 2001. Quella sera si consumò un evento storico, dal momento che si materializzò dal nulla il Derby che fece segnare la vittoria del Milan (o se preferite la sconfitta dell’Inter) col maggior scarto mai registratosi nella storia del campionato a Girone Unico: Inter-Milan 0-6.

Abbiamo detto dal nulla perché quello si presentò come un derby in tono minore, con le due squadre appaiate al quinto posto in classifica, fuori dalla lotta scudetto, fuori dalla lotta per andare in Champions League, eliminate dalle competizioni europee e dalla Coppa Italia. In pratica ci si giocava la superiorità cittadina (tenendo anche conto che la gara d’andata era terminata sul 2-2), ma questo fu sufficiente ad avere comunque un San Siro “tutto esaurito”, con la stragrande maggioranza degli spalti colorati di nerazzurro dal momento che da calendario erano gli uomini del presidente Moratti a giocare in casa.

Il Milan è reduce da una stagione difficile e travagliata.
La squadra inizialmente è guidata da Alberto Zaccheroni (alla sua terza stagione in rossonero), ma non riesce ad avere un passo continuo e soddisfacente in campionato ed ha conosciuto una cocente eliminazione nella seconda fase di Champions League.
Dopo la gara pareggiata in casa contro il Deportivo La Coruna (che sancisce l’eliminazione), il Presidente Berlusconi esonera il tecnico romagnolo in diretta tv, e decide di affidare la panchina a Cesarone Maldini (con la collaborazione di Mauro Tassotti) per guidare il Milan fino alla fine della stagione  coi minori danni possibili.
In estate sono arrivati pochi rinforzi, e tra questi molte aspettative sono state riposte nel giovane attaccante che a suon di gol (20) ha trascinato in serie A il Vicenza, Gianni Comandini,  a cui Carlo Pellegatti affibia il soprannome “Sentenza”.
Per Comandini sarà una stagione disastrosa, tuttavia l’attaccante di Cesena avrà la capacità di scegliere benissimo il momento in cui mettere a segno gli unici 2 gol della sua avventura milanista: proprio in quel “pazzo” Derby dell’11 Maggio.

Milan in trasferta dicevamo, ma ancora una volta la nostra Curva vince la sfida delle coreografie: su uno sfondo rossonero si staglia la figura di un Diavolo che stritola un Biscione nerazzurro, mentre campeggia la scritta
“LA FINE DI CHI VIVE STRISCIANDO”. 
Papà Maldini sceglie questa formazione: Abbiati in porta, Helveg e Paolo Maldini sulle fasce, Costacurta e Roque Junior centrali; a centrocampo Gattuso, Giunti, Kaladze e Serginho, in attacco Shevchenko e Comandini. Comandini? Cioè, Maldini manda in tribuna Bierhoff e schiera titolare Sentenza Comandini che quest’anno non ha ancora “giustiziato” nessuno? Ebbene sì, la mossa sorprende tutti, soprattutto la difesa dell’Inter.

Ci si aspetta un inizio cauto delle due squadre, ed invece dopo 3’ il Milan è già in vantaggio: assist dalla sinistra di Serginho e Gianni di sinistro batte Frey sul primo palo.
Finalmente il bomber romagnolo si è sbloccato!
Ma non si fa in tempo ad essere felici per questo che Sentenza concede il bis.
Ancora una volta è lo scatenato Serginho a fuggire sulla sinistra e mettere un perfetto cross che il bomber di testa gira sul secondo palo. Siamo al 19’ ed il Milan è già sul 2 a 0.
Tre quarti dello stadio (nerazzurro) è ammutolito, ma ci pensa la Sud a riempire l’aria di entusiasmo.
Il primo tempo fila via liscio col Milan padrone del campo, e termina col doppio vantaggio milanista.
All’intervallo vorresti che fosse già finita: è vero che siamo in pieno controllo della partita, ma questo è un Derby cavolo, e nelle stracittadine non si sa mai.
Tardelli cerca la rimonta e ad inizio ripresa toglie Di Biagio e butta dentro Seedorf. 
Ma la paura dura poco.
Dopo 9’ c’è una punizione dalla trequarti per il Milan: Giunti la mette in mezzo, ma nessuno  tocca la palla che sorprende Frey e finisce dentro.
E’ il segno della resa nerazzurra.

Ma il Milan è affamato, è come lo squalo che sente il sangue della preda e la azzanna senza pietà.
E qui entra in scena il bomber Shevchenko.
Al 66’ su assist di Sergio (sempre lui) l’Ucraino di testa serve il poker, mentre al 77’ mette a segno la sua doppietta personale, stavolta su passaggio di Kaladze.
Parte del pubblico interista lascia lo stadio, ma il loro strazio non è ancora finito.
Al minuto numero 81 arriva la ciliegina da parte dell’indiscusso miglior uomo della partita: lo stratosferico Sergio Claudio Dos Santos si invola da solo verso la porta nerazzurra e per la sesta volta batte il povero Frey in uscita.
Carlo Pellegatti  in telecronaca si chiede “ma dove siamo???”, Tardelli ha la faccia di chi si sta vergognando, il pubblico interista è tramortito mentre quello milanista è in estasi, i giocatori del Milan a questo punto, ma solo a questo punto, decidono che può bastare così.
Collina fischia la fine e la festa rossonera è completa.

Il Milan quell’anno non vince nulla, ma ha trovato il modo di non lasciare in bianco lo spazio accanto all’anno 2001, ed ha trovato il modo di rendere indimenticabile quell’anno per i tifosi milanisti (e per motivi opposti per quelli interisti), perché da allora
L’11 Maggio 2001
E’ QUELLA DATA CHE NON LA SCORDA PIU’ NESSUNO!


 
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