il RAGNO NERO!
Non è mai consigliabile fare paragoni tra giocatori che appartengono ad epoche diverse, ma non si può negare che forse ci troviamo davanti al portiere del Milan più forte di tutti i tempi, cosa per altro sancita nell’anno del centenario milanista da un sondaggio tra i tifosi che lo ha consacrato “portiere” della formazione rossonera del secolo.
Il suo nome dà l’avvio a quella che rimane la filastrocca rossonera più famosa della storia: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Malatrasi, Trapattoni, Hamrin, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati.
Ma ancor di più a renderlo celebre in tutta Europa fu il soprannome di “Black Spider”, cioè “Ragno Nero”, che i giornalisti inglesi gli attribuirono la notte del 15 Maggio del 1969, quando Fabio Cudicini, con una prestazione monstre, neutralizzò, nella semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni, tutti i tentativi degli attaccanti del Manchester United  di ribaltare il vantaggio rossonero acquisito nella gara di San Siro.
Gli arti filiformi ed il completo totalmente nero (compresa la calzamaglia nera che indossava spessissimo) gli valsero quel simpatico nomignolo che lo accompagna ancora oggi.

E pensare che “cotanta” gloria Cudicini la conquistò quando ormai sembrava troppo tardi.
Il suo approdo in rossonero, infatti, avvenne nel 1967, quando il longilineo portiere triestino (classe 1935) era ormai prossimo ai 32 anni.
Fu il suo compaesano Nereo Rocco a volerlo al Milan, con lo scopo di affidare ad un calciatore esperto  il ruolo di riserva del giovane e promettente Belli.
Arrivato dal Brescia con l’etichetta “del finito”, il buon Fabio approfittò dell’infortunio di Pierangelo Belli per ribaltare definitivamente le gerarchie e consegnarsi alla storia del Milan con cinque stagioni da assoluto protagonista che gli permetteranno di vincere tutto.

Cresciuto nel Ponzana (seconda squadra di Trieste), all’età di 15 anni arriva nelle giovanili dell’Udinese, squadra con la quale esordirà tra i professionisti (in serie B) nella stagione 1955/56, conquistando coi bianconeri la promozione in serie A.
Dopo due stagioni in cui si alternò tra i pali dei friulani con il suo collega Sentimenti, nel 1958 passa alla Roma.
In totale resterà nella capitale per otto stagioni consecutive, e per ben sei (a partire dal 1960) ne sarà il titolare indiscusso.
L’esperienza romana di un ragazzo del profondo nord sarà sorprendentemente intensa, ed anche a livello calcistico i risultati non mancheranno: 2 coppe Italia ed una coppa delle Fiere il bottino complessivo.

Nell’estate del 1966, un po’ a sorpresa, la Roma lo cede per 30 milioni al Brescia.
L’anonima esperienza con le rondinelle sembra presagire l’imbocco del definitivo viale del tramonto, ma, come detto, il destino sta per spalancargli le porte di una seconda vita calcistica.

L’arrivo al Milan nell’estate del ’67, teoricamente per “accompagnare” la crescita del suo giovane collega Belli.
Dopo una breve alternanza, Ragno Nero si prende la maglia numero uno e non la molla più, diventando uno dei protagonisti che spinsero il Milan alla conquista del nono scudetto rossonero.
C’è gloria anche in Europa: al termine di una bella cavalcata il Milan di Rocco si aggiudica anche la Coppa delle Coppe battendo in finale l’Amburgo.
Sarà solo l’inizio.

Trionfale sarà, infatti, la stagione successiva, sia a livello di squadra sia, ancor di più, a livello personale.
Il Milan non riesce a bissare la vittoria in campionato, finendo al secondo posto (insieme al Cagliari) alle spalle della Fiorentina. Il Milan subirà soltanto 12 gol in 30 partite, e di questi Fabio ne subisce solo 9: non a caso proprio nell’unica occasione in cui Cudicini è assente, la squadra subisce la sconfitta per 3-1 nello scontro diretto di Cagliari.
Diverso sarà l’esito dell’avventura europea, culminata con la conquista della seconda Coppa dei Campioni in finale contro il “maltrattato” Ajax (netto 4-1).
Sarà durante la “campagna anglosassone” che Fabio Cudicini conoscerà la sua definitiva consacrazione a livello internazionale.
Le prodezze del Celtic Park  nei quarti (col Celtic) e quelle dell’Old Trafford in semifinale (contro il Manchester United) metteranno il sigillo definitivo di “Black Spider” sul massimo trofeo continentale.

Sempre nel 1969 il cerchio si chiude con la conquista della Coppa Intercontinentale nell’epico doppio confronto contro gli argentini dell’Estudiantes.
Nella bolgia della Bombonera anche Cudicini sarà vittima di qualche colpo proibito assestato dagli invasati avversari.
Con la conquista della vetta mondiale si chiude lo strabiliante ciclo internazionale del Milan del Paron Rocco.

Nel corso della sua esperienza milanista Cudicini farà in tempo a conquistare una Coppa Italia (nel 1972 nella finale unica dell’Olimpico contro il Napoli)  ed a sfiorare l’en plein arrivando alla semifinale di Coppa Uefa persa contro il Tottenham: sarà l’unico trofeo mancante nella luccicante bacheca del Ragno Nero.

Quella contro il Napoli nella finale della coppa nazionale (5 luglio 1972) sarà anche l’ultima partita ufficiale disputata da Cudicini in rossonero.
Durante l’estate, un po’ a sorpresa, Fabio si arrende definitivamente ad un’infiammazione renale che lo induce ad appendere i guantoni al chiodo.
A 37 anni, dopo cinque stagioni e 183 presenze ufficiali con la nostra maglia,  Fabio Cudicini si consegna definitivamente alla leggenda.

L’essere arrivato a grandi livelli un po’ tardi non gli ha impedito di conoscere i grandi trionfi, ma certamente ha influito in quello che resta l’unico grande rimpianto della sua carriera, e cioè quello di non aver mai vestito la maglia della Nazionale italiana, chiuso prima da Ghezzi e Buffon e poi da Albertosi e Zoff.
Nonostante ciò, Black Spider non è mai stato secondo a nessuno dei suoi grandi rivali
 
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