Sulla Gazzetta dello Sport di oggi appare in prima pagina un titolo che fa preludere ad un possibile ingresso della Gazprom nel pacchetto societario del Milan.
Tale notizia, anticipata velatamente da Libero nella scorsa settimana, è stata ovviamente smentita sia dalla Gazprom che da Fininvest.
Sul valore della smentita è inutile pronunciarsi.
Si tratta di società quotate in Borsa ed è pertanto logico che qualsiasi trattativa, anche qualora fosse reale, venga seccamente e perentoriamente smentita.
E’ possibile però che nell’interessamento della Gazprom ad una quota dell’A.C. Milan vi sia un fondo di verità.
Il perché è rintracciabile nel rapporto di amicizia tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin e in un intreccio di trame politiche e finanziarie che sono ad esso connesse.
Partiamo da principio.
Berlusconi ha l’opportunità di conoscere Putin nel luglio del 2001, durante il G8 di Genova.
In un colloquio semi-privato Putin trova nel Cavaliere un ascoltatore attento e interessato dal punto di vista politico.
Gli fa presente le sue preoccupazioni sull’isolamento della Russia nello scenario mondiale da dopo la caduta del Muro di Berlino, gli espone i suoi timori su un equilibrio internazionale ancora troppo fragile.
Berlusconi diventa così l’interlocutore privilegiato di Putin, favorito da una grande amicizia con G.Bush, che lo porta a farsi da mediatore e da prim’attore nell’accordo che, un anno dopo, a Pratica di Mare, porta alla creazione del Consiglio Nato-Russia.
Un evento di portata eccezionale che rappresentava il primo vero passo per un’integrazione della Russia nel contesto mondiale dalla fine della Guerra Fredda.
Quegli accordi di Pratica di Mare crearono le basi per una cooperazione della Federazione Russa con l’Eurasia ma soprattutto dimostrarono alla Russia che non c’era da parte del mondo occidentale la volontà di tenerla sotto un processo storico infinito.
Fu lì che nacque il sodalizio Berlusconi-Putin, con quest’ultimo debitore del Cavaliere per aver fatto rientrare la Russia al tavolo privilegiato dei grandi.
Ad oggi quel debito potrebbe essere onorato con un’entrata in scena della Gazprom nei destini del Milan, proprio in un momento in cui Berlusconi è in difficoltà, sul piano della popolarità, con la parte storica del tifo rossonero.
Ma l’eventualità di un ingresso della Gazprom in società non si deve rintracciare solo e soltanto in un debito di riconoscenza putiniano.
Sarebbe fin troppo semplicistico.
Nel mondo degli affari infatti nessuno investe dei soldi soltanto sulla base di un sentimento.
Bisogna aggiungere a quanto finora detto che dal 2002 ad oggi i rapporti tra Berlusconi e Putin si sono evoluti e sono andati a tangere rive economiche e finanziarie.
In questo puzzle infinito c’è una data chiave, il 15 maggio del 2009.
In quella data l’Eni e la Gazprom, ossia le due aziende che fanno capo al governo italiano e a quello russo, hanno raggiunto un accordo che prevede, in ottica della costruzione entro il 2015 del gasdotto South Stream, che la portata energetica di tale gasdotto aumenti da 31 miliardi di metri cubi l’anno sino a 63.
Praticamente raddoppiati.
Un’intesa che permetterà all’Italia di coprire quasi l’intero suo fabbisogno energetico di metano ma che avrà bisogno nel corso di questi anni, di un’importante sponsorizzazione e di un grande veicolo di conoscenza mondiale, dato che ad oggi pochi conoscono l’importanza strategica del gasdotto South Stream.
Chi meglio dell’A.C. Milan, la squadra più conosciuta e titolata al mondo insieme al Real Madrid, può servire da veicolo pubblicitario immediato e penetrante in tutta Europa?
Beninteso si tratta di congetture che nascono dall’aver messo assieme una serie di fatti, ma il tutto può avere una logica e una minima attendibilità
Massimo Bamabara
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