Se non ci sono molti soldi da spendere si può sempre puntare sulle idee, la fantasia, lo scouting, la voglia di rischiare e di credere in un'idea.
Per adesso invece si preferisce vivere accontentandosi di uno status quo non migliorabile ma solo peggiorabile nel tempo.
Il Milan della scorsa stagione non ha moltissimi margini di crescita.
Se giochi con tre sublimi pallegiatori come Pirlo, Seedorf e Ronaldinho sei destinato ad avere due forse tre mesi l'anno in cui il senso estetico di chi osserva le partite viene lautamente appagato e in cui la fluidità di gioco della squadra diventa ammirevole.
Il campionato italiano però dura nove mesi e senza un adeguato supporto di fisicità, corsa e potenza, si rischia di rendere il tasso tecnico elevato della squadra un semplice paravento di autoreferenzialità.
Non si vive di soli tocchi.
Il calcio è intensità e furore, strapotere fisico e voglia di correre più forte.
Su queste basi la tecnica può fare la differenza.
Senza queste basi la tecnica è una splendida ciliegia su una torta troppo piccola.
La soluzione più logica sarebbe quella di cedere Ronaldinho, monetizzare al massimo questa sua discreta stagione e puntare su un trequartista moderno capace di giocare anche senza palle, una mezz'ala che abbini dinamismo, forza e corsa ed un terizno di spinta.
Il tutto autofinanziandosi, muovendo capitali all'interno dei propri.
E' una scelta.
L'unica forse, che presuppone però coraggio e voglia di programmare.
Qualità che per adesso sembrano celate nei meandri più bui delle segrete stanze di Via Turati.
Massimo Bambara
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