Benvenuti ad una puntata straordinaria di Terza Pagina.
Questa settimana l’approfondimento sulla vita del nostro Milan lo facciamo in modo diverso dal solito, lo facciamo direttamente con il grande protagonista della storia del nostro club a cui questa puntata è dedicata: Giuseppe “Tato” Sabadini.
Sette stagioni in maglia rossonera (dal 1971 al 1978), 244 presenze ufficiali arricchite da 17 gol, ma soprattutto tante, tantissime corse lungo le fasce che ne fecero uno dei terzini più forti, completi e moderni della storia del Milan.
Arrivato nel grande calcio giovanissimo, il salto di qualità lo fece con l’arrivo nel Milan, la squadra per cui faceva il tifo sin da bambino.
Le sue qualità e la costanza delle sue prestazioni gli permisero di essere per un quasi un decennio un titolare inamovibile della nostra squadra, e di approdare in Nazionale ancora molto giovane, anche se quella azzurra fu, come vedremo, una esperienza poco esaltante.
Al contrario del “suo Milan” che alternò grandi gioie (in rossonero conquistò 3 coppe Italia ed 1 Coppa delle Coppe) e grandi dolori (la “fatal Verona” per tutte), Tato Sabadini fu protagonista di un rendimento costantemente elevato e senza pause e di un attaccamento alla maglia che aveva avuto (ed ha ancora) pochi precedenti.
L’amore per il Milan è ancora oggi molto vivo, ed è proprio questo amore che ci ha permesso di entrare in contatto con lui ed onora Milan Day della sua “amicizia”.
Ed allora non potevamo non approfittarne, e gli abbiamo sottoposto delle domande che ci permettono di ripercorrere la sua carriera, di conoscere il Milan di quegli anni e di gettare uno sguardo sul Milan di oggi
Giuseppe Sabadini nasce ala e poi, grazie a Fulvio Bernardini nella Samp, diventa un grande terzino destro, uno dei primi esempi di “terzino moderno”, capace sia di difendere sia di attaccarre. Per chi è più giovane e non ha avuto la fortuna di vederla giocare, ci può brevemente descrivere le sue caratteristiche? C’è un giocatore del Milan degli ultimi anni che le ricorda Tato Sabadini?
Visto che giocavo sia a destra che a sinistra direi una via di mezzo tra Cafù e Serginho; un po’ meno forte tecnicamente, ma molto più forte fisicamente, anche come colpitore di testa
Il Milan la acquista nel ’71 strappandola alla concorrenza di Juve e Inter. Gli inizi con Nereo Rocco non furono facili, ma poi le cose si aggiustarono ed è diventato uno dei terzini più forti della storia rossonera. Cosa c’era che non andava all’inizio e che cosa le permise di invertire la rotta e diventare un punto di riferimento della squadra?
La differenza tra il Milan e la Sampdoria di quel periodo era enorme.
Alla Sampdoria ero abituato a giocare per non retrocedere , al Milan per vincere tutto insieme a tanti campioni (Rivera , Rosato , Schnellinger , Cudicini , Anquilletti , Prati) tutti miei idoli , quindi ero bloccato psicologicamente.
Ci pensò il Paron a sbloccarmi, continuando a pungermi ogni qualvolta mi vedeva, fino a farmi scoppiare in allenamento; lo volevo picchiare e dovettero tenermi Schnellinger , Rivera e qualche altro compagno.
Pensavo volesse mandarmi a casa, invece mi chiamò negli spogliatoi e con mia sorpresa mi disse “adesso tu andrai in nazionale"
GRANDE PAPA’ PARON SEMPRE NEL MIO CUORE
Nei primi due anni milanisti lei segnò i suoi primi due gol (in assoluto in coppa Italia nel ’72 ed in campionato nel ‘73) in due derby contro l’Inter. Quell’Inter, entrambe le volte, era allenata da Invernizzi, lo stesso allenatore che la bocciò ad un provino sostenuto per le giovanili nerazzurre. Fu solo un caso oppure era una cosa che si era legata al dito?
Niente di tutto questo.
Il talent scout che mi portò all’Inter , il signor Bruno Stabile , era un osservatore dell’Inter , e mi comprò di tasca sua all’ insaputa dell’Inter stessa.
Al momento di incassare chiese una cifra tre volte superiore, così i dirigenti , informandosi della realtà, lo licenziarono e lui mi portò via con una scusa.
Mesi dopo andai alla Sampdoria senza fare provini.
Invernizzi stravedeva per me, fu proprio lui a dirmi come erano andate le cose.
Negli allenamenti mi elogiava e mi portava da esempio agli altri
Dalla scommessa vinta con suo padre sul debutto in serie A (a 17 anni) alla prima convocazione in Nazionale (a 24 anni) non trascorse molto tempo. Sembra tutto bello e facile, ma immagino che dietro ci siano stati molti sacrifici. Cosa ricorda e cosa ci può raccontare in merito?
Alla Sampdoria prendevo quindicimila lire al mese ed ero spesato nel mangiare e nel dormire in pensione insieme ad altri ad altri 14 ragazzi, tra cui anche Marcello Lippi.
Ci allenavamo a Sestri Ponente, bisognava pagarsi l’autobus e mantenersi per tutto quello che poteva servire, e si doveva sottostare agli orari della pensione.
Ore 8 sveglia , ore 12 pranzo, quindi prendevo il mio borsone con la divisa e la roba da calcio che dovevo curarmi da solo, andavo alla circonvallazione ad un km di distanza, prendevo l’autobus fino a Sestri e mi allenavo.
Tornavo dall’allenamento alle 19,30 per cena e non potevo più uscire.
Molti ragazzi, infatti, si innervosivano, rispondevano male e non accettavano certe regole e per questo venivano rispediti a casa.
In allenamento il mister era molto duro: come sbagliavi, per punizione, erano 5 giri di campo.
Giocavo di punta, con il numero 7 : allievi, juniores, primavera, feci tutta la scalata a suon di goal (esattamente 21), poi mi prese mister Bassetto nella De Martino, tra le riserve di sera, e feci goal nel derby con il Genoa, in totale esattamente 4 goal in 6 partite.
Mi notò il grande Fulvio Bernardini e da lì nacque l’amore nei miei confronti, fino ad arrivare all’esordio con il Napoli di Sivori , Altafini, Canè ecc.
In dieci mesi bruciai tutte le tappe.
Però devo dire che nei due anni che seguirono mi feci un vero “mazzo”, dopo gli allenamenti normali facevo l’extra con il mister Gino Poggi: stop, colpi di testa, muro, coordinazione, anticipi (dovevo diventare difensore)
A proposito di Nazionale. Nonostante una carriera lunga e da protagonista in serie A, in azzurro solo 4 presenze ed una partecipazione alla fase finale dei Mondiali del ’74 senza giocare neanche un minuto. Cosa non ha funzionato e quali rimpianti ha rispetto alla maglia azzurra?
In nazionale sono stato parecchio sfortunato ed ingannato.
Vi spiego: ai campionati mondiali del Messico io giocavo nell’under 21 di Vicini.
Ultima di campionato, Bernardini mi chiama e mi dice “preparati che forse vai in Messico”.
Dopo qualche giorno partì Furino della Juventus, mentre io passai nell’under 23 con Bearzot.
In Svezia, dopo un arbitraggio scandaloso, bisticciai con Ekstrem, una grande punta, gli diedi un sinistro in faccia e lo stesi.
Allodi mi disse “ti volevo portare a Napoli con la Spagna e adesso aspetti!”.
Nel ‘73 ero veramente al top, mi chiamavano Tarzan , e dopo il derby, in cui segnai un goal bellissimo, tutte le attenzioni erano su di me , Rivera e Benetti.
Esordio quindi a Genova con il Lussemburgo.
Poi Italia vs Brasile e Sadadini, Rivera e Facchetti furono i migliori in campo.
Il ct brasiliano Zagalo mi elogia e mi mette nella sua nazionale ideale alla “grande”.
Dopo arrivò la finale di coppa Italia vinta contro la Juve (avevamo vinto anche la coppa delle Coppe e perso a Verona, un vero complotto ai danni del Milan in diverse partite, che ancora oggi, pensarci, mi fa innervosire molto).
Bene, dopo quella finale mi venne una pubalgia miniale che non riuscivo neanche a camminare.
Da li iniziarono i problemi, persi diverse partite, sia per la pubalgia sia, poi, per uno stiramento.
Fecero il blocco della Juve, Rivera era nella bufera e tramavano anche su di lui.
Andiamo al mondiale e Valcareggi con Haiti mi disse “forse ti faccio marcare Schannon che è velocissimo” .
Prima della gara riunione dei dirigenti e allenatori (con Allodi e Boniperti), esce Valcareggi e mi dice “vai in panchina, non posso bruciare Spinosi”.
Risultato finale 3-1 per noi goal di Schannon.
Italia contro Argentina.
Mi chiama il mister, “Stai pronto” mi dice, solito discorso.
Sono finito in tribuna, e Capello faceva il terzino sinistro.
Italia contro Polonia.
Mi chiama il mister e mi dice “tu con il Milan a Varsavia hai marcato Gadoca, quindi lo conosci, preparati”
Esce su i giornali la polemica tra Chinaglia e Wilson (arrivò addirittura Maestrelli con un politico) ed alla fine Valcareggi mi dice “mi dispiace, vai in tribuna, e Wilson in panchina”.
Risultato finale?
Eliminati…
Ho visto Valcareggi qualche anno prima che morisse ed abbracciandomi mi ha detto “come eri forte!”.
Gli risposi “si mister, ma il mondiale?” e lui “avevo le mani legate… eri forte… meritavi”.
Ci siamo abbracciati di nuovo.
Poi dopo il mondiale dovevo giocare contro l’Olanda e marcare Cruijff. Bernardini me lo disse in una partita di allenamento a Roma dove fui il migliore, segnando pure un goal.
Ma il mister Giagnoni inizialmente aveva il suo Zecchini e Tato stava in panca al Milan…quindi… chiuso con la nazionale
Nella sua esperienza milanista, in sette stagioni ha avuto più presidenti che allenatori. Le vicende societarie (soprattutto quelle dell’era Buticchi) quanto influirono sul rendimento del Milan di quegli anni?
Purtroppo devo dire che con Buticchi le cose andarono bene il primo anno, dopo seguirono solo anni con problemi societari e continui cambi di allenatore.
Il Milan meritava di più!
In quegli anni divenne celebre l’intesa tra Tato Sabadini e Gianni Rivera. Il capitano era un grande protagonista del mondo milanista, sia in campo che fuori. Cosa rappresentava Rivera per il Milan e che rapporto aveva con lui?
Tra me e Gianni c’era un grande rapporto.
Lui e Rocco mi dicevano sempre che se ero tranquillo con la testa non mi fermava nessuno.
Fosse stato lui a decidere non sarei andato via dal Milan: lui mi aveva fatto rinnovare il contratto.
Purtroppo non avevo un buon rapporto con Sandro Vitali, lui mi faceva la guerra contro per far giocare i suoi pupilli… cosi me ne sono andato, ma l’amore per il mio Milan non finirà mai…
Il suo palmares recita 3 Coppe Italia ed 1 Coppa delle Coppe. Spicca l’assenza di uno scudetto. Nelle prime due stagioni arrivaste 2 volte secondi ad 1 solo punto dalla Juve campione. Spesso le sconfitte furono anche determinate da decisioni arbitrali molto contestate (come il rigore di Cagliari nel ’72 o come il gol annullato a Chiarugi contro la Lazio nel ’73). Fu solo sfortuna oppure anche voi calciatori avvertivate una certa tendenza/sudditanza a favore della Juventus di quegli anni?
Basta vedere i filmati di quei campionati (che io conservo ancora) e si capisce… Lo Bello , Michelotti , Barbaresco , Panzino, sempre 12 contro 11
Ha ancora rapporti col Milan e coi suoi vecchi compagni?
Ogni tanto, quando capita, con Rivera , Schnellinger , Anquiletti , Vecchi , Ramaccioni.
Ho un buon rapporto con Mauro Suma di Milan Channel, è un professionista serio ed una bravissima persona.
Ho qualche dedica di Gattuso e Paolo Maldini; Paolo era piccolino quando io giocavo, è come un figlio per me
Veniamo al Milan di oggi. Quest’estate si è parlato molto della necessità del Milan di acquistare dei terzini di spinta, ruolo in cui sembravamo scoperti. Da “esperto” del settore le chiedo: crede che il lancio e l’affermazione dei giovani Abate ed Antonini sia sufficiente a ricoprire quel ruolo anche in futuro oppure pensa che la società debba intervenire sul mercato?
Antonini si è inserito alla grande, Abate è bravo ma non punta mai la porta e deve ancora lavorare a livello difensivo, ma non mi dispiace.
Mi piacerebbe vedere qualche volta sulla fascia destra Thiago Silva, lui era un’ ala.
Se andasse bene comprerei un altro centrale veloce.
Kaladze ormai ha perso il ritmo, Favalli ha una grande esperienza ma ha 38 anni e Zambrotta ha dato già tanto.
Bisogna pescare giocatori che abbiano fame, e i veterani devono accettare il volere del mister ed aiutarlo
Mi dà un parere sul Milan di Leonardo? Le piace?
Leonardo è una persona eccezionale e piano piano sta acquisendo esperienza, nonostante abbia un compito molto difficile per l’amicizia con i suoi vecchi compagni.
Lui non deve farsi condizionare nel momento in cui ha tutti a disposizione.
Il Milan mi piace quando gioca di prima in velocità, non mi piace quando ha tre registi (Pirlo , Seedorf , Ronaldinho): si rallenta il gioco, le squadre avversarie si chiudono e facciamo fatica in campo, arrivando talvolta a subire la pressione avversaria nella ricerca di un goal
Come trascorre oggi le sue giornate il grande Tato Sabadini?
Insegno calcio ai ragazzini.
Giuro che ho il nuovo Gattuso (più bravo a fare goal) ed altri tre o quattro che promettono bene!
Una curiosità personale: dopo l’esperienza milanista, la maggior parte della sua carriera prima da calciatore e poi da allenatore si è svolta prevalentemente al sud d’Italia. Com’è questo legame così stretto tra un goriziano del profondo Nord e la vita del profondo Sud?
Io sono una persona troppo onesta.
Dopo Alessandria (con cui conquistò la promozione in C1 n.d.r.) ero nel giro giusto, ma non mi andava di sottostare a persone che ti imponevano giocatori che facevano comodo a loro per i soliti giri di affari, calpestando altri che meritavano di più.
Quindi mi hanno tagliato i viveri e le poche squadre che ho allenato le ho trovate da solo.
Sapessi quante occasioni e soldi ho perso per la mia onestà, ma non mi pento perché ritengo di appartenere ad un modo di vedere il calcio puro: è una passione prima che un lavoro…
Cosi ho deciso insieme alla mia famiglia di tornare a Catanzaro.
Il sud è bellissimo, tutti mi vogliono bene.
Quello che penso però e che bisognerebbe rispettare determinate regole: sono troppo permissivi, si arricchiscono sempre i soliti personaggi per le conoscenze che hanno e tutti vogliono entrare in politica… l’unico modo di fare i soldi.
Io amo il Sud , ma certe persone hanno l’interesse a non farlo crescere.
In ogni caso sono sempre disponibile, per i tifosi, per il mio Milan e per nuove proposte nel mondo del calcio, anche se dovessero portarmi nuovamente a Milano (non è mai stato un problema spostarmi), una città che resterà per sempre nel mio cuore
Ed allora rivolgiamo a Tato Sabadini un grande “in bocca al lupo” per il suo futuro, ed intanto lo ringraziamo per la sua disponibilità. Lo salutiamo dandogli appuntamento alle prossime occasioni, e lo ringraziamo per tutto quello che ha fatto per il nostro Milan
Ciao a tutti gli amici del Milan Day e sempre Forza Milan!
da TATO SABADINI
Gianpiero Sabato
con la collaborazione di
Gabriella Spica ed Enrico Sabadini
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