il terzino dei sogni!
Facciamo un gioco, e cominciamo a costruire il Milan dei sogni pescando tra tutti i giocatori della storia rossonera.
Concentriamoci sul ruolo del terzino sinistro: se spostassimo Paolo Maldini nel ruolo di centrale, senza ombra di dubbio la maglia numero 3 verrebbe affidata a Karl Heinz Schnellinger, uno dei migliori interpreti della storia a livello europeo del ruolo di fluidificante.
Proprio come il suo erede Paolo, Schnellinger era un destro che si adattò a giocare a sinistra, dotato di una buona tecnica ma, soprattutto, di ottime qualità fisiche ed atletiche.
Tutte queste qualità, unite ad una spiccata personalità, gli garantirono una duttilità tattica che gli permise di ricoprire nell’ultima parte della sua carriera il ruolo di libero, peraltro con ottimi risultati.

Nonostante sia un tedesco tutto d’un pezzo, Karl Heiz è molto legato al nostro paese, tanto da aver scelto di vivere e lavorare nel nostro paese anche dopo il suo ritiro dall’attività agonistica.
Ma la cosa da sottolineare è il grande attaccamento che ancora oggi sente nei confronti della nostra squadra e dei suoi colori.
Sentite cosa ha dichiarato Carletto (come lo chiamava il Paron Rocco) in una intervista di Germano Bovolenta alla Gazzetta in occasione del suo settantesimo compleanno (il 31 marzo 2009) alla domanda se sia rimasto o meno milanista: «E me lo chiede? Il Milan lo porto dentro come una maglia. Mia moglie Ursula va sempre a San Siro. Io non ce la faccio, soffro troppo .Sto male io quando non segnano, quando non vincono. Comincio ad agitarmi e a sudare. Dalla mia faccia non si direbbe, io sono sempre uguale. Ma dentro sto malissimo. Ed allora me lo vedo alla tv e quando sento la difficoltà vado in cucina, mi faccio un caffè e mi fumo una sigaretta. E spero...».
Vecchio cuore rossonero, sono queste le frasi che fanno entrare i calciatori nel cuore di un tifoso, per sempre!

Tutto questo feeling col nostro paese ha rischiato di andare in frantumi una notte d’estate del 1970, quando al 90’ della semifinale del campionato del Mondo di scena in Messico tra l’Italia e la Germania Ovest segnò in spaccata il gol dell’1-1 che poteva infrangere sul filo di lana il sogno degli azzurri di arrivare alla finale contro il Brasile di Pelè.
Ed invece gli italiani ed i milanisti non se la presero con Schnellinger, prima di tutto perché alla fine l’Italia vinse lo stesso, ma soprattutto perché quel gol trasformò quella che poteva essere una semifinale di routine, come tante altre (in fin dei conti, riguardandola, fino al 90’ era stata una partita anonima), nella “partita del secolo”, la stratosferica Italia-Germania 4-3 che rappresenta forse la più bella ed affascinante partita che si sia mai vista nella storia della Coppa del Mondo per Nazioni.
Quel gol rimandò tutto ai supplementari, ma senza quel gol non si sarebbe mai dato avvio ad una “giostra” di cinque gol in mezz’ora di altalenante e palpitante extra-time: «E’ stato un regalo di Dio. Se mi ricordano ancora è per quel gol...E' un ricordo splendido che mi ha accompagnato per tutta la vita».

E pensare che fare gol non è mai stato il suo forte: quello dell’Azteca è stato l’unico gol realizzato con la maglia della nazionale tedesca (con cui, tra l’altro, ha disputato ben quattro fasi finali dei Mondiali, dal 1958 al 1970), e che in nove campionati in maglia rossonera non ha segnato neanche un gol in 222 presenze (le uniche tre reti con il Milan le ha realizzate in Coppa Italia).
Eppure Schnellinger era uno che in avanti ci andava spesso, soprattutto quando si trattava di dover andare sul fondo e crossare per gli attaccanti.

Per la sua corsa e per la sua affidabilità si meritò il soprannome di “Volkswagen”, per il suo fisico possente e roccioso quello di “Panzer”, per le sue grandi capacità difensive e per i suoi proverbiali contrasti quello di “Carlo Martello”.
Insomma, un giocatore su cui ogni allenatore sapeva di poter fare sempre affidamento, e che nonostante questa grande determinazione interpretò il ruolo sempre con grandissima correttezza, tanto che in tutta la sua militanza rossonera il nostro riuscì a collezionare “solo” due cartellini rossi.

Le sue grandi qualità Karl le mise in mostra sin da subito, tanto che da giovanissimo era già un punto fermo del Colonia, una delle squadre più in voga del campionato tedesco di quegli anni, e nel 1958 prese parte alla spedizione tedesca nei mondiali di Svezia.
Nel 1962 oltre a vincere il campionato tedesco, fu insignito del titolo di miglior calciatore tedesco occidentale dell’anno e partecipò al suo secondo mondiale.
L’anno dopo (1963) si trasferì in Italia nelle file del Mantova, e dopo una sola stagione cambiò casacca, passando alla Roma.

La sua credibilità cresce moltissimo, ed il Milan, pur di portarlo in rossonero decide di acquistarlo mettendoci nel pacchetto anche Sormani ed Angelillo.
Siamo all’inizio della stagione 1965/66, e da qui comincerà una straordinaria avventura che renderà Schnellinger uno dei calciatori più forti e vincenti della nostra storia.

Col Milan di Nereo Rocco comincerà un ciclo di vittorie incredibile, inaugurato con la conquista della Coppa Italia nel 66/67, proseguito con quella dello scudetto e della Coppa delle Coppe nel 67/68, della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale nel 1969.
Proprio la battaglia della Bombonera di Buenos Aires che permise al Milan di diventare Campione del Mondo per Club viene ricordata da Schnellinger come la “conquista più esaltante” della sua carriera, soprattutto per il clima in cui quella partita si giocò.

Arretrato nel ruolo di libero, negli ultimi anni di carriera riuscì a conquistare altre due Coppe Italia ed a bissare la vittoria nella Coppa delle Coppe nel 1973.
La stagione terminata con la delusione della “Fatal Verona” rappresenta anche l’ultima da titolare con la maglia del Milan, anche se la sua esperienza rossonera si concluderà definitivamente l’anno successivo.

Poteva bastare così, a 35 anni, per quello che si può considerare il precursore del moderno difensore di fascia: il terzino dei sogni!
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