Il tormento e l'estasi!
 

Utilizzando il titolo di un famoso romanzo di Irving Stone dedicato alle controversie artistiche tra Michelangelo Buonarroti ed il Papa Giulio II,  concentriamo l’attenzione di Terza Pagina sull’approfondimento della storia del Milan degli anni Settanta.
Il richiamo al titolo è, evidentemente, dovuto al fatto che si trattò di un decennio segnato da numerosissime ed alterne vicende, da delusioni cocenti e da gioie immense, da vittorie e da sconfitte, ma soprattutto da un viaggio del tifoso rossonero che andò “dal tormento” del sogno svanito sul più bello, “all’estasi” della conquista nel momento più inatteso, quella della tanto agognata Stella.

Di trofei ne arrivarono comunque diversi, ma ciò che colpisce maggiormente è come da una “semplice” sconfitta si sia generata una lunga serie di disastri che coinvolsero non solo squadra ed allenatori, ma anche, e soprattutto, la società (basti pensare che alla guida del Milan si susseguirono ben 7 presidenti in 10 anni)

Il decennio precedente ci aveva lasciato in eredità una squadra fantastica, una squadra che sotto la sapiente guida di Nereo Rocco aveva conquistato in sequenza la Coppa Italia (1967), lo scudetto numero 9 (1968), la Coppa delle Coppe (1968), la Coppa dei Campioni (1969) e la Coppa Intercontinentale (1969).
Ora non facevano più parte di quel gruppo Angelo Benedicto Sormani e Giovanni Lodetti, ma si era aggiunto il giovane mastino veronese Romeo Benetti.

L’assalto alla conquista del decimo scudetto per cucirsi la Stella sul petto parte subito, ma per ben tre stagioni consecutive il Milan non riesce nel suo intento per pochissimo: saranno, infatti, tre secondi posti consecutivi, uno alle spalle dell’Inter e due alle spalle della Juventus entrambe per un solo punto di distacco.

Il campionato 1970/71 viene praticamente dominato per 19 giornate (Milan imbattuto), ma in coincidenza con la sconfitta nel derby alla 20ma comincia un crollo che porterà i nerazzurri ad effettuare il sorpasso decisivo.
Il Milan sarà in grado di perdere anche la Coppa Italia ai rigori contro il Torino nello spareggio decisivo.

Ancora più amaro il campionato successivo, perso per un soffio nei confronti dei bianconeri juventini anche per qualche episodio discutibile.
La miccia scoppia alla 21ma giornata per un calcio di rigore assegnato all’87’ al Cagliari dall’arbitro Michelotti e che determina la sconfitta per 2-1.
L’episodio verrà violentemente contestato da Gianni Rivera, il che costerà al capitano una lunga squalifica.
Ancora una volta i rossoneri devono cedere il passo.
La delusione del campionato viene attutita dalla conquista della Coppa Italia: dopo aver eliminato nel girone di semifinale Juventus, Torino ed Inter, il Milan supera nella finale di Roma per 2-0 il Napoli.
Buono anche il comportamento nella prima partecipazione alla Coppa Uefa, terminato in semifinale per mano del Tottenham.

La stagione successiva (1972/73) rappresenterà un crocevia importante nella storia rossonera.
Una stagione che rischia di passare alla storia per la realizzazione del Grande Slam e che invece si conclude con la “beffa” di Verona che priva ancora una volta i rossoneri della conquista dell’attesissimo scudetto. Il nuovo presidente, Albino Buticchi, affida la panchina a Cesare Maldini ed il ruolo di Direttore Tecnico a Nereo Rocco.  
Il cammino milanista è entusiasmante in tutte le competizioni, anche grazie ad un gioco spettacolare che entusiasma i tifosi (saranno ben 65 le reti realizzate in campionato in 30 partite).
Il Milan ingaggia un serrato duello a tre con Lazio e Juventus, e ad un certo punto della stagione, a marzo,  sembra allungare in modo decisivo sulla concorrenza.
La sconfitta del 22 aprile a Roma contro la Lazio (viziata da un gol regolare annullato a Chiarugi nel finale) riapre il campionato.
Alla vigilia dell’ultima giornata i rossoneri arrivano con 1 punto di vantaggio sulle rivali, ma prima c’è da disputare la finale della Coppa delle Coppe a Salonicco contro il Leeds.
Un gol di Chiarugi all’inizio indirizza la sfida a favore dei rossoneri, ma il dispendio di energie sarà enorme. Il Milan chiede timidamente il rinvio dell’ultima gara, ma questo non viene concesso.
Il 20 maggio 1973 i rossoneri subiscono la più incredibile delle sconfitte, perdendo per 5-3 contro un Verona senza nessuna motivazione.
Nonostante la sconfitta, i risultati degli altri campi sembrano dare ancora qualche speranza, ma un gol di Cuccureddu a 3’ dalla fine all’Olimpico contro la Roma regala lo scudetto alla Juventus.
Nasce, nostro malgrado, la “fatal Verona”, uno degli episodi più bui della storia milanista che per molto tempo farà sentire le sue conseguenze.
Unica consolazione sarà la conquista della Coppa Italia proprio a scapito della Juventus battuta in finale ai calci di rigore.
L’ennesimo scudetto sfumato per un soffio stavolta innesca una serie di reazioni a catena che metteranno il Milan in ginocchio.
Gli insuccessi sul campo saranno solo una conseguenza del caos che investe la società.

La squadra comincia un digiuno di vittorie per ben 5 stagioni consecutive (unica eccezione la conquista della quarta Coppa Italia nel 1977 battendo in finale l’Inter per 2-0), sfiorando anche la retrocessione in B nel 1977.
Il via vai di allenatori non serve a risollevare le sorti del Diavolo: non ci riuscirà il giovanissimo Trapattoni, non ci riuscirà Gustavo Giagnoni né l’innovatore Pippo Marchioro, mentre anche Nereo Rocco nel suo alternarsi tra ruolo di allenatore e Direttore Tecnico non sarà in grado di guarire il “suo Milan”.
Non meno caotica la situazione a livello societario.
Albino Buticchi, che si porta dietro il peso della “fatal Verona”, gestisce malissimo il rapporto con Rivera ed i tifosi  e nel 1975 è costretto a cedere il Milan.
A lui succederanno Bruno Pardi e Vittorio Duina prima dell’arrivo, nel 1977, di Felice Colombo.
Insomma, il tormento sembra non avere più fine, ma proprio Felice Colombo avrà l’intuizione giusta con l’ingaggio di Nils Liedholm.

Il nuovo corso, iniziato nella stagione 1977/78, sarà basato sul lancio di alcun giovani interessanti, primo fra tutti Franco Baresi.
Il primo anno di Liddas comincia a far intravedere la luce, ma sarà in quello successivo che si raggiungerà l’estasi.
Con una squadra che non parte certo con i favori del pronostico e con un modulo “particolare” (una squadra senza una vera punta), il Milan comincia una lunga cavalcata che lo porterà a realizzare il sogno più grande, quello di conquistare l’agognata e sfuggente scudetto della Stella.
L’unico grande rammarico sarà la scomparso, pochi mesi prima, di chi per una vita intera aveva lavorato per quel traguardo, il Paron Rocco.
Con l’ultima e sospirata conquista poteva finalmente calare il sipario su uno dei decenni più  “movimentati” della storia rossonera, e poteva far calare il sipario sulla sua carriera anche Gianni Rivera, forse il più grande simbolo della storia della nostra squadra: in fondo anche lui aveva portato a termine il suo compito.
 

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