Tutto finito?
Intensissima la settimana che è andata dalla gara col Napoli a quella con la Lazio passando per la trasferta di Parma.
La sensazione emersa al termine di ogni gara è stata quella della grande occasione persa: quella di arrivare in testa dopo 57 settimane, quella di rimanere in scia dell’Inter in vista dello scontro diretto tra Roma e Inter, quella di tornare a -1 dopo l’ultima giornata.
Due punti su nove disponibili conquistati, eppure, se guardiamo la classifica, siamo “solo” a tre punti di distacco dalla vetta ad ancora sette turni dalla fine.
E’ vero, la classifica è ancora allettante, e le possibilità di poter vincere lo scudetto anche, eppure lo stato d’animo è del tutto diverso, è quello di chi ha la certezza che “l’occasione è persa definitivamente”, che la lotta per il titolo riguardi solo ed esclusivamente l’Inter e la Roma, noi no!
Perché?
Ma perché al di là dei semplici risultati, è abbastanza evidente che il Milan non ne ha più, che è rimasta solo una grande forza di volontà, ma che questa non è sufficiente per lottare per lo scudetto.

Verrebbe da dare la colpa alla decina di infortunati che hanno messo nei guai Leonardo nel momento clou, ma questo ci porta direttamente a pensare al peccato originale di questa stagione, e cioè quello di aver allestito una rosa non all’altezza di poter vincere, una rosa che può fare affidamento su 12/13 uomini per competere con la concorrenza, ma che dimostra tutti i suoi limiti quando contemporaneamente “alcuni” di questi possibili titolari, per infortuni e/o squalifiche, sono assenti.
Manca Pato e di colpo ti accorgi che la prolificità della squadra cala a picco, manca Pirlo e ti accorgi che non esiste in rosa un uomo che abbia le caratteristiche per non costringere Leo a cambiare il modulo, manca Ronaldinho e ti accorgi che la luce si spegne di colpo e che solo i suoi “colpi geniali” sono in grado di mettere un compagno davanti al portiere avversario, manca Nesta e ti accorgi che per inaffidabilità fisica (e non solo) degli altri (Bonera e Kaladze su tutti) sei costretto a far giocare 10/12 partite di fila al trentasettenne Favalli.
Figuriamoci se poi mancano tutti insieme.

A proposito di Beppe, nel grigiore della serata di domenica, bisogna assolutamente togliersi il cappello davanti alla prestazione, il senso della posizione e la professionalità messa in mostra dal Professore.

La difficoltà oggettiva del momento, i cattivi risultati della settimana ed il dibattito sui limiti oggettivi della squadra non devono, tuttavia, portarci al pessimismo esagerato (in fondo tutto può ancora succedere, diamoci ancora una chance) ed a mettere in secondo piano (o addirittura cancellare) quanto di bello e buono hanno fatto Leonardo ed i suoi ragazzi in questa stagione.
Inoltre, proviamo a sperare che la “grande frustrazione” per l’occasione persa si trasformi in un punto di partenza per il futuro: la consapevolezza da parte della società che per fare il salto di qualità per essere realmente competitivi, in Italia ed in Europa, è necessario procedere ad un rafforzamento della rosa, andando, in ogni reparto, a mettere a disposizione del tecnico delle alternative valide ed all’altezza del modulo che si vuole applicare.

Insomma, a volte, le recriminazioni per aver perso di poco un obiettivo e la gioia di aver raggiunto un traguardo insperato possono sortire lo stesso “dannoso” effetto: quello di sopravvalutarsi, perdere di vista la realtà, e pensare che per vincere in futuro “stiamo bene così”.
Che il dispiacere della mancata vittoria funga da stimolo per rafforzare un gruppo che ha una base già buona, ma non ancora sufficiente per vincere.
Gianpiero Sabato
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