Ma chi fa politica col pallone?
Scritto da Gianpiero Sabato   
Giovedì 16 Settembre 2010


Ieri sera il Milan ci ha dato dei dolori. Però la squadra non ha giocato male. Non c’erano tre fuorigioco che ci sono stati fischiati. Il problema è che spesso il Milan si imbatte in arbitri di sinistra!
Queste parole Silvio Berlusconi le ha pronunciate domenica pomeriggio durante la festa dei giovani del PDL.
Per onestà va detto che l’ultima frase aveva il sapore della battuta scherzosa, ma questo poco importa.

Naturalmente queste parole non potevano passare inosservate, e sono andate ad alimentare il partito di coloro che affermano che il Premier faccia uso del suo Milan per fare della politica.
C’è da vincere le elezioni politiche dell’aprile 2008?
Ed allora durante i comizi della campagna elettorale il candidato Berlusconi promette l’acquisto di Ronaldinho per “scaldare” gli animi dei milanisti politicamente “indecisi”.
Kakà rifiuta il trasferimento al City a gennaio 2009?
Ed allora quale occasione migliore per cavalcare l‘onda emotiva dei tifosi in vista delle elezioni europee.
Poi succede che Kakà va via a maggio, e mentre il Cavaliere si lascerà scappare che la cosa gli costa il 2-3% dei voti, qualcuno arriva ad insinuare che la cessione del brasiliano e le parole di Berlusconi ad un pensionato sull’ingaggio “immorale” di Pirlo siano uno spot elettorale per far vedere agli italiani che il Presidente è sensibile ed è al loro fianco durante una delle peggiori crisi economiche della storia.

Ed arriviamo ai giorni nostri.

Siamo nel mezzo di una crisi all’interno della Maggioranza e l’ipotesi di elezioni anticipate prende seriamente corpo.
Ed allora che cosa fa Berlusconi?
Ritrova d’incanto passione e voglia per il calcio e conclude la campagna acquisti coi botti di Ibrahimovic e Robinho.
“Ibrahimovic al Milan l’ha portato Fini” è il ritornello ironico con cui gli avversari commentano l’accaduto, ma questo è il più morbido dei commenti.
Perché da qui alle feroci accuse di “immoralità” il passo è breve, ed allora ecco la levata di scudi di tutti quei politici mascherati da commentatori calcistici che ne approfittano per affondare il colpo.
Eh sì, perché è proprio questo il punto.

Infatti, in questa sede non voglio occuparmi se è vero o meno che Silvio Berlusconi usi il Milan per scopi politici e per muovere masse di voti a suo favore (per quanto mi riguarda dei suoi soldi ognuno può farne quello che desidera e per gli interessi che vuole, basta che non usi per scopi personali del denaro pubblico), ma l’intento è quello di sottolineare come ci sia una marea di gente che faccia l’operazione inversa, e cioè usi il calcio per fare politica ed attaccare Berlusconi.
Le inchieste di alcuni quotidiani sportivi ne sono un esempio evidente.
La manipolazione dei dati per far vedere che il Milan (ed il suo proprietario) sono degli “spendaccioni” in questo clima di austerity fa quasi venire il vomito, soprattutto se poi fa il paio con una intervista al presidente dell’Uefa che “elogia” la nuova gestione dell’assennato Moratti (come se i quasi 2000 miliardi delle vecchie lire spesi negli anni precedenti non contassero a niente).
Ma qui il giochino è fin troppo semplice, talmente semplice che nessuno gli dà il peso che merita e nessuno si indigna: l’editore del quotidiano sportivo è lo stesso del primo quotidiano italiano che è dichiaratamente schierato contro il Premier e la sua squadra di governo e che usa anche questi mezzi per fare politica.
Ma questo non è nulla.

Vi riporto un altro esempio clamoroso, un esempio di come le persone usino il proprio “insospettabile” ruolo di commentatore calcistico per fare invece una viscida azione politica.
Quello che segue è il frutto della lettura di un articolo apparso su Panorama di questa settimana (nr.38 del 16 settembre 2010) a firma dell’ottimo Giuseppe Cruciani dal titolo “I predicozzi di Fra Mauro”.

Massimo Mauro è uno degli opinionisti di punta di Sky, ed ogni giornata di campionato e di Champions ne approfitta per spargere, ad una platea vastissima, autentiche “perle di saggezza” calcistica.
A parte l’opinione che abbiamo sulle competenze del nostro che preferiamo tralasciare, la cosa più evidente è la prosopopea con cui Mauro pensa di insegnare agli altri a vivere (calcisticamente parlando, ovvio) e con la quale si sforza di apparire un vero intenditore di calcio, ma soprattutto super partes.
Qualche giorno fa Massimo Mauro sul sito di Repubblica se l’è presa con Berlusconi per l’acquisto eclatante e dispendioso di Zlatan Ibrahimovic.
Secondo Mauro l’acquisto ha una valenza esclusivamente poltica, ed “E’ più utile al Berlusconi presidente del Consiglio piuttosto che al presidente del Milan: serve a far dimenticare le liti con Fini, le carenze del Governo ed anche in prospettiva le possibili elezioni
Ed aggiunge
ho anche dei dubbi morali. In un momento così difficile per il Paese, con disoccupazione e povertà sempre in aumento, u’operazione da 100 milioni di euro per un calciatore il premier poteva risparmiarsela. Ricordo che quando giocavo nella Juventus l’Avvocato Agnelli bloccò un’operazone di mercato dicendo che la Fiat aveva operai in cassa integrazione e non si spendono soldi per i calciatori. Una lezione di stile e moralità
Capito l’opinionista sportivo Mauro?
Uno del mestiere viene chiamato a parlare di calcio (e qui Cruciani si chiede “Scusi signor Mauro, ma se nel mondo del calcio i denari non girano, come farebbe lei a campare?”) e si ritrova a dare dei giudizi di tutt’altro genere.
Ma perché, vi chiederete, Mauro non può esprimere un parere di questo tipo?
Certo che può, peccato che lo stesso signore, dopo essere stato calciatore e deputato, sia attualmente Consigliere comunale a Torino eletto tra le fila del Partito Democratico.

Ed allora la domanda nasce spontanea?

Ma è solo il Presidente Berlusconi ad utilizzare il calcio (il suo Milan) per fare politica oppure questo è un vizio diffuso da più parti?E non è più grave che a farlo siano personaggi che nascondendosi dietro al loro personaggio calcistico-televisivo prendano a pretesto un argomento come il calcio per attaccare frontalmente il proprio avversario politico?

Non sarebbe invece corretto che si usassero le sedi opportune per praticare il mestiere del politico, e cioè i consigli comunali e le commissioni?

Sì, in teoria lo sarebbe, ma il consigliere Mauro, dai dati a disposizione, risulta fra gli ultimi come presenze in consiglio e commissione, con zero (avete letto bene, zero) interventi in aula


Complimenti sinceri!


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