Cesena docet
Scritto da Massimo Bambara   
Martedì 14 Settembre 2010


La partita di Cesena ci insegna tante cose.

Soprattutto al nostro allenatore che ha il compito di trovare l’equilibrio nella squadra più tecnicamente dotata della serie A.

Prima considerazione: contro squadre che ripartono giocare a tre fissi a centrocampo senza che uno dei tre attaccanti torni stabilmente a dare supporto è vana impresa. Si rischia di andare sotto con i numeri nelle ripartenze.

Secondo punto: contro squadre che difendono in undici dietro la linea della palla non c’è una legge scritta per la quale dobbiamo attaccare col fraseggio e col possesso palla a terra. Più utile e conveniente sarebbe cercare costantemente Ibra e salire con i lanci visto che contro squadre che giocano cortissime tutte a protezione della propria area tentare di arrivare in porta palla al piede è veramente difficile.

Altra questione riguardano i tempi con cui la palla arriva in zona offensiva. Non è mai il numero delle punte in campo a rendere forte e pericolosa una squadra, bensì la rapidità con cui il pallone giunge tra i loro piedi e la capacità della squadra di favorire il talento, permettendo alle punte di ricevere il pallone girati verso la porta e non spalle alla porta.

Questione più marginale, la scelta del terzino destro. Considerata la velocità di Giaccherini e il suo cambio di passo non era più adatto Abate di Bonera. I piedi del ragazzo son tutt’altro che nobili, ma uno contro uno è un giocatore di spessore, Daniel invece vulnerabile sullo scatto breve è stato in ambasce per tutta la gara finendo con la lingua a penzoloni.

Capitolo Papastathopoulos. Il greco ha certamente fatto due errori marchiani. Sul primo gol balza all’occhio il suo “perdere visivamente” l’uomo, reato grave per uno stopper che in area deve seguire l’uomo e non guardare la posizione. Idem sul secondo dove un anticipo a centrocampo con la squadra in inferiorità numerica in caso di fallito anticipo è un qualcosa che Billy Costacurta non avrebbe mai fatti nemmeno nei suoi incubi peggiori. Un difensore deve pensare sempre a fare l’intervento meno rischioso e più conveniente alla squadra nello spazio di mezzo secondo.
Premesso ciò però il greco non va criminalizzato. Primo perché dagli errori si può imparare e secondo perché le magagne di squadra sono da sempre superiori a quelle del singolo. Sul primo gol la linea difensiva è troppo bassa e passiva, sul secondo prendiamo gol da un corner nostro, ci facciamo trovare sguarniti sulla ripartenza.

Considerazione finale: e se la soluzione migliore in certe partite scomode, contro avversari che ci aspettano e ripartono con contropiedi mortiferi fosse Seedorf trequartista con Ibra e Pato di punta?
Mi rendo conto che tenere in panchina Dinho e Robinho insieme possa creare non pochi grattacapi ad Allegri ma, ad oggi, per certe partite il Milan non appare ancora pronto a gestire tre uomini oltre la linea della palla.

In ogni caso Cesena docet


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