"Sono arrivato a 30 anni che non ero capace di rifarmi il letto”
Renato Brunetta
Caro Ministro Brunetta,
Sono un giovane precario.
Vivo e lavoro a Roma, città nella quale l’affitto medio è di 800 euro al mese.
Le scrivo per dirle che essere “bamboccioni”, in Italia, è una scelta obbligata.
Lei sì che era un bamboccione vero.
Quando lei aveva la mia età i contratti erano a tempo indeterminato e si costruivano case in edilizia residenziale pubblica, che insieme agli immobili degli enti previdenziali (Inps, Inail, Enasarco, ecc.) riuscivano a venire incontro alle esigenze delle giovani coppie.
I lavoratori della sua generazione erano garantiti per: malattia, maternità, disoccupazione ed infortuni.
Lei siede nei banchi dell’esecutivo, ha la possibilità di restituire alla mia generazione dignità ed autonomia.
Il governo potrebbe dare disposizione ai comuni (e agli altri enti territoriali preposti) di concedere concessioni edilizie a condizione che le società di costruzione mettano a disposizione la metà degli alloggi con equo canone.
Potreste utilizzare i proventi dello scudo fiscale per predisporre ammortizzatori sociali per i lavoratori precari.
Chiedo a lei e al governo di evitare facili generalizzazioni e di pensare, piuttosto, all’interesse collettivo, al futuro del nostro paese.
In fondo dovrebbe essere questo, fare politica.
Ma forse è chiedere troppo da chi a 30 anni ancora non sapeva farsi il letto da solo
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